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A Tobruk e Derna tricolore bruciato per protestare contro l'intervento italiano in Libia

di Alessia Albertin sabato 30 aprile 2016
2' di lettura

Tricolore in fiamme. È la protesta dei libici che non vogliono un intervento militare italiano nel loro Paese. Nemmeno se all’interno di una missione Onu. Così, dopo l’endorsement di Roma al governo di accordo nazionale promosso dalle Nazioni Unite, secondo Tgcom24 che cita fonti locali, gruppi di manifestanti si sono riuniti nelle città di Tobruk e Derna e hanno bruciato delle bandiere italiane in seno di protesta. Il sito Alwasat ha riportato che, nella città libica di Tobruk, venerdì dopo la preghiera, “centinaia di libici” hanno manifestato al motto “nessuna tutela”, reggendo cartelli con scritto “No all’intervento dell’Italia nei nostri affari interni” e “L’Italia non si sogni di occupare il nostro Paese”. "I manifestanti hanno bruciato una bandiera italiana – ha scritto il sito - e issato striscioni sui quali era scritto 'il nostro esercito è il nostro salvatore', 'congratulazioni per le vittorie dell'esercito a Derna e Bengasi e per i suo progressi in direzione della città di Sirte". Un episodio analogo sarebbe accaduto a Derna e a riportarlo è stato il Libya Herald. Nell'ambito di una protesta indirizzata contro raid aerei dell'esercito libico guidato dal generale Khalifa Haftar, osannato a Tobruk - ha scritto il giornale – un gruppo di libici “Bruciando una bandiera italiana, hanno condannato quello che definiscono un'interferenza italiana e dell'Onu in Libia". Intanto su Twitter continuano a circolare immagini di un altro tricolore bruciato, questa volta a Bengasi. Un account Twitter ha pubblicato quattro foto in cui una bandiera tricolore, con su scritto in arabo "No all'intervento italiano", viene calpestata e bruciata. Nel tweet si legge "la bandiera dell'Italia brucia a Bengasi quale rifiuto dell'ingerenza italiana e contro le dichiarazioni di Roberta Pinotti (il ministro italiano della Difesa ndr.)". Anche queste foto sembrano riferirsi all’episodio accaduto a Bengasi mercoledì.

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