(Adnkronos)- Nel Trecento c'e' una presenza significativa di manufatti sulmonesi nell'area aquilana, nonostante a quell'epoca sia testimoniata anche all'Aquila un'attivita' orafa, probabilmente i maestri aquilani non si riuscivano a soddisfare la crescente domanda di oggetti liturgici e monili di una citta' che veniva sempre piu' ad assumere il ruolo di snodo per gli interessi commerciali e amministrativi della regione. Molte delle croci "arcaiche" si trovano nel territorio aquilano, a Navelli, Molina, Succiano, Fagnano Alto, Onna, ed e' significativo che per la realizzazione di un'opera importante come la perduta cassettina reliquiario della cattedrale di S. Massimo dell'Aquila, destinata a contenere le reliquie di papa Celestino V, sia fatta commissione agli artefici di Sulmona. Nel Quattrocento gli orefici e gli argentieri aquilani riuniti in corporazione possiedono anche una sede nella quale sono custoditi gli statuti ed e' gestito tutto cio' che riguarda la loro professione a livello amministrativo. La citta' di Teramo e' generalmente menzionata tra i centri di eccellenza nella produzione di oreficeria, anche se la scarsezza di testimonianze documentarie e materiali non riesce a far luce sul reale ruolo che la citta' assunse in tal senso. I nomi di orefici che la storia ci consegna sono pochi; nel 1394 Bartolomeo di Paolo "erede di una tradizione gia' affermata" firma il reliquiario a braccio di San Biagio della chiesa di S. Flaviano a Giulianova. Nicola da Campli,per l'area aprutina, firma il reliquiario contenete la Sacra Spina per la chiesa di San Pietro Martire ad Ascoli e Pietro di Sante di Teramo. (segue)