Roma, 15 feb. - (Adnkronos) - Un traffico illecito che esporta rifiuti senza garanzie sul loro corretto trattamento, neanche in caso di rifiuti pericolosi o tossici che poi tornano in Italia sotto forma di prodotti finiti, magari giocattoli realizzati con un rigenerato che sfugge ai controlli. Un traffico che attinge dalla differenziata italiana che cosi', invece di trasformarsi in materia prima seconda e, quindi, ricchezza per il nostro Paese, prende invece la via dell'Asia o dell'Africa trasformandosi in un problema ambientale, sanitario ed economico, perche' svuota aziende e impianti di riciclo. La denuncia arriva dal consorzio Polieco, per il quale "c'e' qualcosa che non torna se si mettono a confronto i dati del riciclo in Italia con quelli dei traffici illeciti di rifiuti e con le aziende che chiudono perche' non hanno materiale da riciclare", spiega Claudia Salvestrini, direttore del Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti di beni a base di polietilene. Secondo i dati Eurostat, dal 2001 al 2009 le esportazioni legali di rifiuti dai Paesi Ue verso i Paesi non Ue sono cresciute del 131%. Allo stesso tempo, pero', sono cresciute anche le rotte illegali, come dimostrano i dati dei sequestri effettuati negli ultimi due anni dall'Agenzia delle Dogane nei nostri porti: quasi 20mila tonnellate di scarti destinati illegalmente all'estero, soprattutto plastica, carta e cartone, rottami ferrosi, pneumatici fuori uso (Pfu) e rifiuti elettrici ed eletronici. Con un incremento di circa il 35% rispetto al biennio 2008-2009 quando i sequestri doganali erano stati poco piu' di 12mila tonnellate. Solo nel 2012, il 59% delle esportazioni di Pfu, il 16,5% di rottami metallici e piu' del 14% di scarti plastici si sono rivelati fuori legge. Tra gennaio e settembre 2012, secondo i dati dell'Agenzia delle Dogane, in uscita dai nostri porti sono state certificate esportazioni dall'Italia per circa 102.500 tonnellate di rifiuti plastici: 40.500 tonnellate dirette in Cina a cui vanno aggiunte 12.400 tonnellate dirette a Hong Kong. E' questa l'area del mondo con la piu' alta percentuale di scarti plastici raccolti. "Qualcosa in Cina sta cambiando - spiega la Salvestrini - l'attuale presidente si e' impegnato a portare alla ribalta il tema del traffico illecito dei rifiuti, il ministero delle Finanze ha deciso per la defiscalizzazione per 5 anni delle aziende che dimostrano di riciclare o recuperare e dal 1 marzo non si potra' piu' importare nessuna tipologia di rifiuti senza dimostrare la presenza di un impianto finale pronto a riceverli". "Fino ad oggi, invece, i carichi partivano senza sapere cosa ci fosse ad attenderli dall'altra parte. C'e' una regione in Cina - aggiunge il direttore di Polieco - in cui 10 milioni di abitanti hanno, davanti casa, non il giardino ma cumuli di immondizia che trattano semplicemente con le forbici. Quel rigenerato li', che a me spaventa perche' proviene da una mescolanza di rifiuti di ogni tipo, anche quelli ospedalieri, puo' trasformarsi nella suola di una scarpa o in un giocattolo". Prodotti che poi tornano in Italia e finiscono nelle nostre case. Per questo, secondo Polieco e' fondamentale la questione della tracciabilita', oppure il rischio e' di ritrovarsi in circolazione prodotti "che magari vengono realizzati con plastiche che vengono dall'ospedaliero". Intanto, "in Italia in questo momento non si trova rigenerato - denuncia la Salvestrini - gli impianti di riciclo non hanno materiale e se vogliono continuare a lavorare o vanno all'estero o lavorano sottodimensionati con quantitativi inferiori alla loro capacita' e insufficienti a soddisfare la richietsa". Da Polieco arriva quindi la richiesta al prossimo governo "a garantire la tracciabilita' dei prodotti, puntare su una rete comune per ostacolare il traffico illecito, aiutare le aziende che si sono impegnate per tutelare l'ambiente e lavorare correttamente pretendendo, in nome della green economy, che le aziende italiane possano lavorare, perche' se lavorano creano sviluppo e occupazione", conlude la Salvestrini.