Il parroco che sposta la festa santo patrono, roba che neanche il Papa

(questa riflessione non c'entra nulla con la tv. Sorry; è uno sfogo estivo...)
di Francesco Specchiadomenica 11 agosto 2013
Il parroco che sposta la festa santo patrono, roba che neanche il Papa
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Non l'ho mai visto. Giuro. Mai. Nemmeno nei film con Fernandel. Il  parroco  che anticipa la festa del Santo patrono per andare in ferie, mi pare non sia nemmeno prerogativa pontificia; a meno che Papa Bergoglio non abbia pubblicato un enciclica apposita e mi sia sfuggita. Eppure è accaduto che a Comabbio, paesello del Varesotto, dove Don Paolo, il reggente dell'«unità pastorale» di Ternate ha anticipato al 22 luglio la festa del protettore locale - San Giacomo de Compostela - che sarebbe caduta la settimana succesiva, il 25. Sicchè i volenterosi comabbiesi si sono ritrovati dietro l'oratorio a pregare, fare processione, cena e tombolata il giorno sbagliato; ma siccome sono personcine educate hanno abbozzato. A dir la verità Don Paolo, uno che per pignoleria burocratica rifiuta di battezzare gl'infanti anche se si portano l'aspersorio da casa, pare avrebbe fatto slittare volentieri la festa tra il 27 e il 28, ma si andava troppo in là... Ps: Qualcuno mi farà notare che il mio è risentimento, dato che Don Paolo non battezza mio figlio Gregorio che risiede a Milano nella parrocchia degli avi; e impedisce alla nonna, vedova, buona cristiana di fargli da madrina perché sposata a un bravo cristiano allergico ai matrimoni in chiesa. Mica vero. O forse sì. Mah.