Carte di credito: ecco quanto ci costa fare a meno dei contanti

Aumenta anche in Italia l'utilizzo del denaro di plastica. Ma conviene?
di Nicoletta Orlandi Postidomenica 11 agosto 2013
Carte di credito: ecco quanto ci costa fare a meno dei contanti
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È ancora presto perché gli italiani paghino caffè e giornali col denaro di plastica, ma non è escluso che prima o poi pure i cosiddetti micro pagamenti vengano fatti senza cash. L’addio ai contanti insomma è sempre più vicino. Vuoi per il pressing delle banche (che potrebbero aumentare il giro d’affari col crescere delle transazioni virtuali), vuoi per l’interesse degli 007 del fisco, che – grazie alle carte di credito e bancomat – si potrebbero trovare in mano una valanga di dati utili per dare la caccia ai furbetti delle tasse. La lotta all’evasione, peraltro, ha appena incassato un assist di peso dall’Unione europea, che pochi giorni fa ha proposto di tagliare proprio le commissioni applicate ai commercianti sugli acquisti effettuati con moneta elettronica. Un modo come un altro per rendere sostanzialmente indifferente l’utilizzo di una tessera di plastica o del denaro di carta. Boom di prepagate - L’Europa, comunque, è un passo avanti nell’uso delle carte. Ma l’Italia sta accorciando il divario. Uno dei tanti spread che misurano la distanza tra il nostro Paese e la «concorrenza» estera. I vantaggi non mancano, ma bisogna fare attenzione ai costi e alla sicurezza nell’utilizzo. Sta di fatto che in tasca, gli italiani hanno complessivamente 80 milioni di tessere e il dato è in costante aumento negli ultimi anni. A crescere, stando agli ultimi dati Abi, sono soprattutto le prepagate, che fanno registrare  incrementi a doppia cifra, seguite dalle carte di credito e da quelle di debito (bancomat). Il bancomat – che nasce negli anni ’80 per prelevare cash, ma ormai da tempo si può usare anche per lo shopping grazie alla funzione pago bancomat – è presente con oltre 33 milioni di pezzi, mentre le carte di credito sono più di 36 milioni. Sempre più diffuse, come già accennato, le prepagate che hanno superato quota 5 milioni. In diminuzione (sotto i 3 milioni) le revolving, vale a dire le carte che consentono di fare acquisti a rate, ma che spesso si rivelano fregature visti gli interessi non sempre chiari praticati dagli operatori. Il “denaro di plastica” è più diffuso al Nord, dove si concentra circa il 55% delle carte in circolazione, contro il 25% del Centro e il 20% di Sud e isole. Il ritardo con l’Ue - Non tutte le carte – a ulteriore testimonianza del ritardo italiano rispetto al resto d’Europa -  sono però utilizzate assiduamente da chi le possiede. Le carte attive, ossia che hanno fatto almeno un’operazione nell’ultimo anno, sono 54 milioni (68%): il 92% delle carte di debito (30,6 milioni), il 48% delle carte di credito (17,3 milioni), l’85% delle prepagate (4,5 milioni) e il 46% delle revolving (1,5 milioni). Pagare con le carte i propri acquisti, poi, oggi è sempre più facile, anche perché presso gli esercizi commerciali sono installati 1,2 milioni di Pos (Point of sale, ovvero gli apparecchi che consentono di pagare con le tessere di plastica): il 52% al Nord, il 24% al Centro e il restante 24% al Sud e nelle isole. Le carte usate per fare acquisti e pagamenti sono quasi 50 milioni, che effettuano ogni anno 1,6 miliardi di transazioni su Pos, per un ammontare complessivo di 130 miliardi di euro. Il maggior numero di acquisti è stato fatto con le carte di debito (54%, pari a 857 milioni di operazioni, per un ammontare di 59,6 miliardi di euro). Seguono le carte di credito (41%, pari a 653 milioni di operazioni, per un ammontare di 64,4 miliardi di euro), le prepagate (4%, pari a 64 milioni di operazioni, per un ammontare di 3,7 miliardi di euro) e le revolving (2%, pari a 26,8 milioni di operazioni, per un ammontare di 2,2 miliardi di euro).  I prelievi - In un anno, ogni carta fatto in media più di 30 pagamenti. In particolare, per lo shopping le carte di debito sono state usate 31 volte, le carte di credito 41, le prepagate 20 e le revolving 21. Lo scontrino medio complessivo è superiore a 80 euro: le carte di credito e le revolving sono impiegate per importi medio-alti (rispettivamente 99 e 84 euro), mentre le carte di debito e le prepagate per pagamenti più contenuti, attorno ai 70 euro. Anche prelevare denaro contante non è un problema, considerando che oggi in Italia ci sono circa 47 mila Atm (Automatic teller machine, meglio noti come Bancomat), peraltro sempre più evoluti e in grado di offrire servizi innovativi rispetto al  semplice prelievo. Oltre un terzo (36%), infatti, è Web based, ossia basato su protocolli internet  che garantiscono alti livelli d’efficienza abilitando servizi informativi e dispositivi con la stessa  logica e velocità di esecuzione dell’internet banking. Ogni anno agli Atm vengono fatte circa 1,5 miliardi di operazioni (prelievi, versamenti, ricariche telefoniche, ecc.), pari a circa 34 operazioni per carta. La più frequente è il prelievo (oltre 900 milioni), seguita dalla ricarica telefonica (166 milioni). In media, ogni «tessera di  plastica» fa: 22 prelievi, 5 operazioni di anticipo contante, 1 pagamento, 4 ricariche  telefoniche, 3 ricariche di carte servizi, 1 versamento e 1 prelievo in valuta. L’ammontare complessivo delle operazioni agli sportelli automatici ha raggiunto i 250 miliardi di euro l’anno. Di questi, circa 150 miliardi di euro sono prelievi, 6,3 miliardi anticipi contante, 5,3 miliardi pagamenti, 5 miliardi ricariche telefoniche, 15 miliardi ricariche di carte servizi, 60 miliardi versamenti e 4,1 miliardi prelievi in valuta. I costi - Uno dei fattori a cui prestare maggiore attenzione è quello dei costi. Per usare una carta è necessario avere un conto corrente. In genere, le banche non chiedono alcun tipo di commissione annua per i bancomat mentre il discorso è diverso per le carte di credito (i circuiti più diffusi in Italia sono Visa, Mastercard e American Express): a volte il costo per la carte è compreso nel canone annuo del conto corrente, altre volte è un extra e si aggira a poche decine di euro; raramente si supera quota 50 euro. Non ci sono commissioni, per chi compra, sugli acquisti. Sui prelievi, invece, non sono previsti costi per il bancomat se l’operazione viene fatta in un Atm della propria banca, mentre si può arrivare fino a qualche euro in un istituto diverso. Occhio, invece, a fare prelievi sui circuiti internazionali delle carte di credito: si possono pagare fee fino al 10% dell’importo prelevato e le sorprese, quando arriva l’estratto conto, sono tutt’altro che piacevoli. di Francesco De Dominicis