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Kyenge, ministro Integrazione: "Ho fatto la badante e la baby sitter per mantenermi agli studi"

Alla presentazione del documentario 'Badami' il titolare del dicastero per l'Integrazione si confessa. "Ho badato anche ad alcuni bambini"
di Roberto Procaccini domenica 24 novembre 2013

2' di lettura

"Anch'io per sei anni ho fatto la badante e la baby sitter. Era l'unico modo per manenermi agli studi". Parola di Cecile Kyenge. Il ministro per l'Integrazione, intervenendo a Roma alla presentazione del film documentario Badami, confessa di aver seguito per un anno una donna di 90 anni, per due anni una signora non autosufficiente, e di essersi poi presa cura anche di alcuni bambini. "In questo modo mi pagavo gli studi", ha spiegato la Kyenge, che in Italia è diventata medico oculista. Il racconto - "Per un anno, nel weekend, andavo da una signora di 90 anni - sono le parole della Kyenge -. Io le dicevo che avevo bisogno di lei per non sentirmi sola. Lei, a 90 anni, era completamente autonoma e cucinava anche per me. Non voleva aiuto ma aveva solo bisogno di parlare. E io mi portavo dietro i miei libri e studiavo". Ma non è stata questa l'unica esperienza lavorativa del ministro. A proposito della sua esperienza da badante con una persona incapace di badare a se stessa, ha spiegato che "se c'è un aiuto della tecnologia, si riesce a stabilire un contatto e a uscire dalla medicalizzazione". Non è stato facile, racconta la Kyenge, che anzi ha ammesso che si è trattato di un periodo difficile della sua vita: "Oggi bisogna cercare di rafforzare la formazione di queste persone - dice -, che spesso hanno bisogno di un grande sostegno psicologico. Per pochi mesi ho assistito dei malati terminali in Oncologia, ho visto le persone che assistevano questi malati e che non si lamentavano mai, lo facevano con amore. Queste persone vanno sostenute". L'esperienza da badante e da baby sitter ha lasciato un insegnamento al ministro: "Al centro di tutto - ha concluso il suo intervento - ci sono il rispetto, la dignità, il fatto che la cittadinanza si rafforza con la quotidianità, con gesti piccoli. Che non vengono mai valorizzati, ma dietro quei lavori ci sono dei volti, delle storie".

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