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Miccoli indagato per estorsioneIn macchina con il figlio del boss: "Quel fango di Falcone"

Schede telefoniche, riscossione di debiti, frasi ingiuriose verso i magistrati antimafia. L'ex capitano rosanero e le amicizie di Cosa Nostra
di Marta Macchi domenica 23 giugno 2013

Fabrizio Miccoli, indagato per estorsione

2' di lettura

Batosta giudiziaria per Fabrizio Miccoli, ex capitano del Palermo, che - nelle scorse ore - ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura del capoluogo siciliano. Un'accusa pesante, quella di estorsione, adesso pende sulla sua testa. Il miglior goleador di tutti i tempi rosanero, 81 reti, avrebbe commissionato al figlio del boss mafioso Antonio Lauricella, suo amico, una sorta di "recupero crediti", come riporta La Repubblica. Falcone - Palermo s'indigna, non tanto per le accuse ma soprattutto per una serie di dialoghi intercettati tra il giocatore e Lauricella Junior. Nelle intercettazioni i due amici si trovano in macchina e, insieme, intonano un ritornello: "Quel fango di Falcone" riferendosi al magistrato morto, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, nella strage di Capaci. Non si tratta di un semplice episodio però, perché il nome del magistrato anti-mafia spunta ancora fuori. Gli investigatori intercettano un'altra conversazione, questa volta telefonica: "vediamoci davanti all'albero di quel fango di Falcone". Le intercettazioni - Le frasi sono state estrapolate dalle bobine degli investigatori che, circa due anni fa, avevano posto sotto controllo il telefono di Mauro Lauricella nella speranza di poter così raggiungere il padre di quest'ultimo, al tempo latitante. Le parole di Miccoli hanno sconvolto l'intero ambiente sportivo, e non, soprattutto alla luce di alcune vecchie dichiarazioni in cui, come durante la partita del cuore, dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino. Le accuse - Gli investigatori contestano alla punta rosanero, adesso sul mercato dopo che il palermo è retrocesso in serie B, anche l'accesso abusivo ad un sistema informatico. Al centro dell'inchiesta quattro schede telefoniche che Miccoli si sarebbe "procurato" convincendo il gestore di un centro Tim, una di queste era destinata proprio al figlio del boss. Tra le amicizie "poco raccomandabili" dell'attaccante leccese anche Francesco Guttaduro, nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro e figlio di Filippo, "ambasciator" dei pizzini tra il boss ricercato e l'ex padrino di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano. Tra Miccoli e Guttadauro, una serie di intercettazioni nelle mani degli investigatori.  

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