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Kyenge, papà Kikongo è capotribù in Katanga: "Prego per Calderoli"

Il padre di Cècile: "E' italiana e non mollerà per il razzismo". Cerimonia tribale per liberare il leghista dallo spirito malvagio / FOTO
di Giulio Bucchi domenica 29 settembre 2013

3' di lettura

In soccorso del ministro dell'Integrazione Cècile Kyenge arriva papà. Troppi attacchi razzisti, primo fra tutti quello del leghista Roberto Calderoli. E per ribattere il 74enne Clement Kyenge, detto Kikongo (Chioccia) usa le maniere forti: le preghiere e le danze tribali. Sì, perché papà Kyenge vive in Congo, dov'è capotribù del distretto del Katanga, 50mila anime nel raggio di 100 chilometri, da cui oltre 30 anni fa il ministro Kyenge partì per raggiungere l'Italia. E il settimanale Oggi sul suo prossimo numero pubblica le foto del cerimoniale con cui Kikongo e gli altri abitanti del villaggio hanno pregato per scacciare "lo spirito che ha spinto Calderoli a ingiuriare". Le fotografie pubblicate dal settimanale fanno un certo effetto: in cerchio, riuniti, ci sono Kikongo, una sacerdotessa, un pastore e, soprattutto, un'immagine del leghista Calderoli, che a luglio aveva definito la Kyenge un orango.  La "macumba" su Calderoli:  guarda le foto esclusive di Oggi   "Mia figlia non molla" - Vestito di tutto punto, con criniera di leone, collana con denti di leone e leopardo, fili di perle blu incrociate sul torace, bracciale d'avorio, camicia azzurra e tunica a strisce bianche e blu con pelle di leopardo, Kikongo Kyenge prega e incita i partecipanti alla cerimonia, danzanti in festa. "Possono lanciare tutte le banane che vogliono - dice a Oggi riferendosi a Cècile, una dei 38 figli avuti da 4 mogli diverse - ma Cècile è italiana. L'Italia le ha dato la possibilità di studiare, di farsi una famiglia e una carriera. E' il suo Paese. Ascolterà tutto e tutti, insulti compresi. Ma non mollerà e un passo alla volta arriverà dove vuole. Quando mi ha chiamato per sapere come comportarsi davanti agli insulti di Calderoli le ho risposto con un proverbio africano: Il cane abbaia, la carovana passa". Il Congo è più legato all'Italia di quanto si pensi generalmente: "Gli italiani sono stati i primi ad arrivare in Katanga. Hanno fatto fortuna, hanno sposato le nostre donne, si sono integrati. Se Calderoli vuole venire qui accoglieremo anche lui a braccia aperte, come un fratello. L'importante è parlarsi. Attraverso il dialogo i problemi si svuotano". "Una preghiera per Calderoli" - Il cerimoniale prevede una preghiera, guidata dal pastore Eustache Youmba, che in lingua bemba si rivolge al Signore indicando la foto di Calderoli: "Nella tua misericordia ci hai detto di pregare per chi ci perseguita, per chi ci ingiuria e per chi ci maltratta. Non siamo contro Calderoli, il fratello che ha insultato la nostra Kashetu (il nome originario della Kyenge, ndr), ma contro lo spirito che lo ha spinto a ingiuriare. Tu che puoi punire o perdonare, libera questo tuo figlio dalla malvagità dello spirito. Fai che riconosca il suo peccato e che porti il suo pentimento davanti a Cècile".  "Cècile ha la politica nel sangue" - La Kyenge non mollerà, assicura papà Clement. Forse perché fin da piccola, in Katanga, "era riflessiva, silenziosa, aveva la tendenza a parlar poco, ad ascoltare e a fare molte domande. Qualunque fosse il problema, non perdeva mai la pazienza". Per lei, i belgi hanno infranto la sorta di apartheid che regnava nella scuola, consentendole negli anni Sessanta di iscriversi. La politica Cècile ce l'ha nel sangue, letteralmente: "Da parte materna, i nonni sono stati ministri dell’Interno e dell'Industria in Katanga".

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