di Caterina Maniaci Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha detto, ridetto e ripetuto, in questi ultimi giorni, l’assioma. «Il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche». Ergo, il Pd non c’entra niente con le banche, e quindi non c’entra niente neppure con il Monte dei Paschi di Siena e con il conseguente scandalo. Lo hanno ripetuto praticamente tutti i vertici del partito, lo ha fatto anche il tesoriere Antonio Misiani, il quale, poi, è entrato direttamente in polemica con Mario Monti, reo di aver attaccato il Pd sul tema. Al premier Misiani appunto ha ricordato che lui, Monti, ha in lista nientemeno che «Alfredo Monaci, già membro del Cda di Mps dal 2009 al 2012 con Mussari». Conclusione: «La smetta di dare lezioni» e sia più cauto. Ora però spunta una lettera, pubblicata anche dal quotidiano Il Gazzettino, che vale la pena di prendere in considerazione. In data dieci agosto 2012, proprio Misiani comunica, ai tesorieri delle Unioni regionali e provinciali del Partito Democratico, che, data la riforma del finanziamento pubblico dei partiti, si va procedendo a diversi modi di gestire i contributi e le quote associative. «La modalità che abbiamo individuato, d'intesa con la società di revisione e con il collegio sindacale», spiega nella lettera il tesoriere, «è l’apertura di conti correnti intestati al Partito Democratico ma per i quali potrete operare in forza di specifica delega, che sarà attribuita a ciascun Tesoriere, provinciale e regionale. A tale scopo abbiamo concluso una convenzione con la banca Monte dei Paschi di Siena, presente in ciascun capoluogo di provincia, che prevede il riconoscimento di un tasso di interesse creditore pari al 4% lordo, nonché il contenimento delle commissioni e dei costi di gestione». Insomma, si tratta di un invito-ordine a usare i conti correnti della banca senese, con cui il partito ha stipulato una convenzione e quindi potrà godere di un tasso di interesse conveniente. Questo, nell’agosto scorso. Ora vediamo che cosa scrive lo stesso Misiani in una lettera inviata il 25 gennaio 2013, due giorni fa, sempre ai tesorieri delle Unioni regionali e provinciali del Pd. Li si invita « a NON canalizzare sul conto corrente del Monte di Paschi di Siena intestato al partito nazionale - e per il quale ciascuno di voi ha delega ad operare - il versamento dovuto da ciascun candidato, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di autofinanziamento, definiti da ciascuna unione regionale nonché eventuali altre erogazioni liberali (provenienti da persone fisiche e giuridiche) attinenti alla campagna elettorale». Questo, viene spiegato subito dopo nella lettera, perché il versamento «su questo conto corrente comporterebbe infatti una erronea duplicazione delle entrate registrate nel rendiconto elettorale del Pd (che, a norma di legge, comprende la totalità delle entrate e delle spese sostenute durante la campagna elettorale, sia a livello nazionale che regionale/provinciale)». Tutto chiaro, certo. Si noti solo la coincidenza curiosa che vuole che, proprio due giorni fa, nel bel mezzo della bufera mediatica scatenata dal caso Mps, questa lettera sia stata inviata ai tesorieri con l’invito, appunto a non utilizzare i conti correnti della banca senese.