di Francesco De Dominicis «Bisogna identificare i responsabili del più grande crac finanziario d’Italia, peggiore di quello della Parmalat». L’accusa di Beppe Grillo, ieri sera in piazza La Lizza a Siena, è stato solo l’antipasto del piatto che sarà servito oggi dal leader del Movimento 5 stelle all’assembla straodinaria del Monte dei paschi di Siena. In città non si parla d’altro: l’evento di oggi, del resto, è un passaggio storico: il via libera dei soci ai Monti bond per 3,9 miliardi di euro è in qualche modo la fine di un’epoca. Il presidente degli industriali senesi, Cesare Cecchi, lo ha ammesso con franchezza dicendo che «è venuto meno un modello di sviluppo di cui Mps era una solida cinghia di trasmissione». Che tradotto vuol dire: il bocchettone finanziario che ha sorretto la città non c'è più. Cecchi parla di «impegno» per far uscire Siena dalla tempesta più forte. Fatto sta che la banca probabilmente non riuscirà a rimborsare il prestito allo Stato e, con il consequenziale ingresso del Tesoro nel capitale, si darà un taglio netto al cordone ombelicale che legava istituto ed economia locale. La Fondazione Mps, già scesa dal 51% sotto il 30%, conterà sempre meno. Un trauma che sarà sancito in una cornice singolare. La tempesta derivati e il buco nei conti da oltre 700 milioni di euro hanno portato Mps sotto i riflettori, al centro del dibattito elettorale. E l’assemblea avrà un sapore amaro. Leggi l'articolo integrale di Francesco De Dominicis su Libero in edicola oggi, venerdì 25 gennaio