Trenta miliardi. Per l'esattezza 31,9: è il "debito" che il Monte dei Paschi di Siena ha contratto nei confronti dello stato italiano e dei contribuenti italiani. Perché per salvarsi i conti, la banca vicina al Partito democratico ha strappato al governo di Mario Monti un intervento ad bancam con l'emissione di bond speciali (gli ormai famosi Monti-bonds) da 3,9 miliardi di euro (inizialmente dovevano essere 3,4, ma il buco derivato dall'acquisizione di Antonveneta continuava a crescere). Non solo: nel 2011 il premier ha garantito all'Mps, con l'appoggio di Bankitalia, aveva garantito l'emissione di altri 28 mliardi di bond a scadenza 2015: se la banca non sarà in grado di pagare, saranno gli italiani a farlo. Vertici sotto accusa - Le colpe vengono da lontano, almeno da inizio anni 2000. Sotto accusa di è finita, ovviamente, la vecchia dirigenza: l'ex presidente Giuseppe Mussari, a capo dal 2006 al 2012 e fresco dimissionario dall'Api, e l'ex direttore generale Antonio Vigni (a Siena dal 25 maggio 2006 a fine 2011), le menti di quell'alchimia finanziaria che rischia ora di trasformarsi in un disastro totale. I vertici attuali, presidente Alessandro Profumo in testa, sono stati giudicati da Bankitalia "altamente collaborativi" perché avrebbero aiutato a svelare i magheggi. Ma qualcosa, ancora non torna e i dubbi vengono proprio da Bakitalia. Il ruolo di Bankitalia - I conti "strani" del Montepaschi emergono lo scorso autunno, tra ottobre e novembre. Perché Bankitalia, che sostiene che a Siena abbiano nascosto le carte reali, non ha pensato bene di avvisare il governo? In questo caso: perché dal governo, sia pure in scadenza, non è arrivata una dura condanna della eventuale negligenza di Palazzo Koch? Se invece Bankitalia avesse avvisato per tempo il governo, mettendolo sul chi-va-là, cosa ha fatto il governo in tutti questi mesi? E perché ancora Bankitalia non procede al commissariamento dell'Mps? Di sicuro, c'è solo una cosa: la patata bollente passata da Mussari a Profumo rischia di scottare non solo il presidente di Rocca Salimbeni ma pure i politici che con lui hanno avuto in un modo o nell'altro a che fare, da Monti al segretario del Pd Pierluigi Bersani. Loro, forse, pagheranno in voti. A paghare, in senso letterale, rischiano di essere ancora una volta gli italiani.