Roma, 5 ott. - (Adnkronos) - Dare un nome alle vittime del naufragio di Lampedusa, perche' il popolo eritreo possa riavere i suoi morti, e garantire loro sepoltura in patria, secondo la tradizione. E intanto celebrare, nelle comunita' in tutta Italia, una giornata di lutto. Sono queste le priorita' per gli Eritrei in Italia, duramente colpiti dalla tragedia che ha coinvolto centinaia di connazionali che hanno perso la vita cercando di raggiungere il nostro Paese. E la comunita' offre il suo sostegno a tutte le famiglie che vorranno trasportare in Eritrea le salme dei propri congiunti. Derres Araia, responsabile delle relazioni esterne della Comunita' eritrea in Italia, contattato dall'Adnkronos, lo dice senza mezzi termini: "Dobbiamo avere la lista dei nostri morti. Tutta la comunita' vive ore di angoscia, ci sono tante persone in ansia che continuano a chiederci notizie. Ma non sappiamo nulla, abbiamo bisogno di aiuto. Nessuno sa chi era su quel barcone, e' un esodo clandestino". Tutti i possibili canali, assicura, sono stati attivati: "siamo in contatto con le nostre comunita' in Sicilia, aspettiamo si capire se e' necessario che qualcuno di noi vada sul posto". E' infatti soprattutto attraverso chi sta a Lampedusa che si spera di arrivare all'identificazione: "chi e' gia' ospite del Centro sull'isola potrebbe conoscere le vittime o comunque fornire elementi utili". "Ci arrivano tante telefonate, anche da parte di eritrei che vivono in Italia - ricorda Araia - la richiesta e' pressante: diteci chi sono i morti. Anche per la sepoltura, perche' come e' tradizione del nostro popolo, vorrebbero portare la salma in Eritrea". Una comunita' che aspetta di sapere, e che domani manifestera' il proprio dolore con una giornata di lutto: "In ogni citta' ci saranno iniziative, fiaccolate e veglie di preghiera. Un'iniziativa - conclude - condivisa anche dalle comunita' che vivono in altri Paesi del mondo".