Oro, diamanti, ma anche terreni, opere d’arte e vino: il paniere degli investimenti alternativi è ricchissimo. In tutti i sensi: di occasioni ma anche quanto a valori in gioco. Le formule di investimento non convenzionali, diverse cioé da azioni, obbligazioni e depositi, hanno conosciuto in questi anni un boom inatteso. Complice l’incertezza che ha segnato i mercati finanziari dopo lo scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti, un numero crescente di investitori e piccoli risparmiatori si è allontanato dalla Borsa. Con risultati non sempre positivi. Ad esempio chi avesse puntato sull’oro prima del maggio 2010 avrebbe salvaguardato il capitale. Dopo quella data, quanti hanno messo in portafoglio il metallo giallo (e lo avessero tuttora) possono soltanto averci perso. Le quotazioni dell’oro, infatti sono tornate di fatto al livello del 21 maggio di tre anni fa, quando un grammo valeva 31,68 euro Già, parlo di euro e non dollari, perché la variabile del cambio, sui mercati delle materie prime è determinante. Ed è meglio fare i conti nella propria valuta. Il consiglio di tutti, compresi quelli che vivono delle transazioni di questi mercati, è di non investire più del 10-15% del proprio portafoglio. Ma la variabile decisiva è quel che si definisce il timing dell’investimento (o del disinvestimento): il momento in cui si entra e quello in cui si esce. Se per ipotesi un risparmiatore avesse acquistato 1000 euro di oro sempre il 21 maggio 2010, rivendendolo poi sui massimi degli ultimi 5 anni il 27 settembre 2012, avrebbe incassato 1380 euro. Diverso il discorso per quanti avessero tenuto i lingotti o le monete fino ad oggi. Passato a parte, a domanda che ci sentiamo ripetere ossessivamente dai risparmiatori è sostanzialmente una sola: ma ora devo vendere oppure comperare? Per Roberto Binetti, numero uno di Confinvest l’intermediario italiano più quotato nel mercato dell’oro è una sola: è il momento di acquistare. «Se il risparmiatore avesse acquistato dell’oro a un valore superiore rispetto a quello attuale e avesse liquidità disponibile», spiega, «è il momento di acquistare ancora ancora per abbassare il prezzo medio». Identico il consiglio a chi non l’avesse in portafoglio: «Le quotazioni sono molto basse e tutti sono convinti di una risalita vicina. Noi della Confinvest siamo convinti che già ad agosto le quotazioni tornino a salire... Alcuni analisti internazionali, inclusi quelli della Thomson Reuters, lo vedono addirittura oltre i 2mila dollari entro la fine del 2013 (ora la quotazione nella moneta dello zio Sam è sotto i 1.300, ndr). Binetti è convinto - e di solito non sbaglia - che dopo la correzione attualmente in corso i valori tornino a salire stabilmente, «anche perché», spiega, «la marea di carta che ci sommerge, derivati, dollari, sterline e yen, prima o dopo dovrà fermarsi. Quando il Monopoli a cui sta giocando tuttora la grande finanza sarà finito l’oro tornerà ad essere un bene da investimento». E secondo lui non manca molto tempo a questo punto di svolta. Contratti, fondi d’investimento, lingotti o monete? A quanti non abbiano messo ancora in portafoglio il metallo prezioso, gli esperti consigliano i coni. In particolare la Sterlina d’oro di Elisabetta II. Come la acquisti la vendi, in tutto il mondo. I futures corrono il rischio di essere travolti dagli sconquassi dei mercati finanziari e i lingotti si possono vendere solo nel Paese dove sono stati fusi e commercializzati. Ma se i metalli preziosi scontano le turbolenze di un mercato sempre più sensibile alle tensioni della finanza mondiale c’è un altro bene rifugio che pare immune da qualunque scossone: i diamanti. Basta guardare la curva delle quotazioni nel medio-lungo periodo e ci si accorge immediatamente che i valori continuano a salire, senza che il trend si interrompa. «I diamanti crescono da sempre di circa un punto, un punto e mezzo oltre l’inflazione e non sono soggetti a fluttuazioni perché il loro è un mercato controllato da un sistema oligopolistico cui partecipano pochi intermediari e i paesi produttori», racconta Maurizio Sacchi, amministratore delegato della Private Diamond Investment, l’intermediario numero uno per l’investimento in diamanti nel nostro Paese. «E tutti», aggiunge, «hanno interesse a evitare i crolli: il diamante è un bene in via d’estinzione a differenza dell’oro. Dietro alla la De Beers, il numero uno al mondo nel settore, ci sono i più grandi capitali ebraici della terra. Il rischio di crolli non esiste. Cosa che non si può dire dell’oro, come dimostra la curva degli ultimi mesi. e non è detto che la correzione sia finita: facendo l’analisi tecnica del grafico le prospettive per l’oro sono di un ulteriore crollo fino a 900 dollari l’oncia». L’oro è un ottimo investimento ma è diventato un prodotto speculativo e pericoloso. Chi l’ ha acquistato quest’anno è rimasto col cerino acceso in mano. Oggi il bene rifugio per eccellenza sono i diamanti». Ma c’è un avvertenza particolare per quanti si avvicinino alle pietre preziose. Attenti agli intermediari. Non è la stessa cosa comperare un diamante in gioielleria oppure attraverso un intermediario specializzato. «È sempre meglio acquistare attraverso il sistema bancario», conferma Sacchi, «in base all’importo che il cliente decide di investire, noi gli forniamo un numero di pietre, le più commerciali possibili dai 5 ai 20 mila euro a pezzo al massimo. Non bisogna mai dimenticarsi che come si investe bisogna anche poter disinvestire con facilità. Noi garantiamo il ricollocamento della pietra in 30 giorni». La procedura è abbastanza semplice: «Il cliente va dalla propria banca», spiega Sacchi, «e comunica la decisione di rivendere i diamanti acquistati, che entrano così in un registro di mandati a vendere e - in ordine cronologico - vengono collocati su un mercato secondario». La Private Diamond Investment opera con una trentina di canali bancari: gli istituti di credito cooperativo, le Bcc, Il Montepaschi, la Popolare di Milano e altre 20 fra Popolari e Casse di risparmio sparse in tutta Italia. di Attilio Barbieri