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Pd, Renzi da Mentana: "Candidato solo con regole certe. Non faccio l'utile idiota"

Il rottamatore: "Io faccio la foglia di fico e loro governano? Non funziona. Ma da oggi sto zitto. E il governo si logora da solo...". D'Alema lo pugnala
di Matteo Legnani domenica 21 luglio 2013

3' di lettura

Per una volta, il tempismo di Enrico Mentana è stato perfetto. L'intervista a Metteo Renzi a Bersaglio Mobile su La7, fissata da tempo, non poteva cadere in un momento migliore per gli ascolti. Ma quanti si attendevano annunci-choc da parte del sindaco di Firenze (tipo: lascio il Pd e mi faccio un partito) sono rimasti delusi. Già il pre-voto interno al gruppo Pd del senato, nel pomeriggio, aveva fortemente indebolito la minaccia del rottamatore ad Alfano, e quindi a Letta: sono tre dei "suoi" tredici a Palazzo Madama si erano infatti astenuti sul "no" alla sfiducia al ministro dell'Interno, mozione (di Sel e M5s) che si voterà in aula oggi. A chi lo ha accusato di logorare il governo, Renzi replica secco: "Il governo si logora da solo, se non fa". Nodo primarie - Il sindaco ha chiarito i termini di una sua eventuale candidatura alla segreteria del Pd. "Se ci sono le primarie aperte mi candido, se non saranno aperte non mi candido". Le figure di segretario e candidato premier non possono essere separate: "Credo non sia accettabile lo schema opposto - dice -. Se si fanno primarie aperte e non dove votano gli iscritti, devi raccontare che idea di Italia hai. Non puoi chiamare a votare 3 milioni di persone... Gli devi dire che idea di Italia hai. Se le primarie si fanno su questo, è evidente che il segretario del Pd non sarà solo segretario di un’organizzazione partitica". "D'Alema dice no? Lo rispetto" - Poco prima del suo intervento a La7, Renzi era stato benevolmente (?) stroncato dal suo rivale della prima ora, Massimo D'Alema: "Renzi dice tante cose... Io gli voglio bene, è un grande talento, ma come ho letto oggi su un quotidiano, bisogna salvarlo da se stesso. Parla troppo, dichiara su tutto". Ma l'affondo più forte è sul suo futuro nel Pd: "Sarebbe un errore se Renzi volesse fare il segretario del partito, non lo appoggerei. Ma alla guida di un centrosinistra rinnovato sarebbe ragionevole che si candidasse e io lo appoggerei". "Rispetto l'opinione di D'Alema - è la replica garbata (e piccata) di Renzi -. Lui è uno di quelle persone che le cose mi l'ha dette in faccia, come io gli ho detto in faccia di andare a casa".  "Non faccio l'utile idiota" - Una cosa è certa: Renzi non ha intenzione di fare la foglia di fico della vecchia dirigenza democratica. "Mi mandano solo in campagna elettorale, se ce l'hanno con me forse ho sbagliato io. Ma se c'è una caratteristica che non ho è mollare, non mollo". In attesa di capire quando sarà il congresso ("Sono certo che il segretario Guglielmo Epifani lo fisserà entro il 7 novembre", assicura) e se lui si candiderà segretario, il sindaco è categorico con i suoi detrattori: "L'dea che io faccia la foglia di fico, che faccio campagna elettorale e poi governano loro non funziona. Perché i voti li prendo se non ci sono loro. Non vinco io, perdono loro". "Non può funzionare il modello di una parte dirigente del Pd che dice Candidiamo un utile idota che ci porta voti e lì restiamo sempre noi. Non esiste che gli italiani ci caschino". "Ora basta interviste" - Ma una rivelazione a suo modo scioccante, Renzi l'ha comunque fatta a Mentana: "Sono qui perchè avevamo preso questo accordo ma sono stanco delle troppe polemiche, per cui da domani basta interviste" ha detto. E ancora: "Da domani mattina l'alibi Matteo Renzi non c'è più, facciano quel che devono fare. Se riescono bene. Sia chiaro che io non sono piu' nella discussione, non mi vedrà fare mezza dichiarazione. Quel che dovevo dire l'ho detto". D'altra parte, per lui, giovedì è stata una giornata dura. Prima ancora che i suoi lo "tradissero" nel pre-voto interno sulla mozione di sfiducia a Alfano, in mattinata  il sindaco di Firenze era stato duramente "rimproverato" dal presidente Giorgio Napolitano, che aveva messo in guardia tutti dal fare passi che potessero mettere a rischio la tenuta del governo Letta. Meglio, quindi, abbassare i toni per togliersi dal mirino di Re Giorgio. Ma il loquace Matteo sarà davvero capace di tener fede alla dichiarazione resa da Mentana?

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