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Giordano: Bonino smentita da Letta, si dimetta

Il ministro, eterna sopravvalutata, è stata smentita davanti al G20. Ma non molla la poltrona
di Giulio Bucchi domenica 8 settembre 2013

4' di lettura

Emma Bonino era stata chiara: impossibile stare con Obama. E infatti al G20 Enrico Letta si è schierato con Obama. Se il ministero degli Esteri italiano fosse una cosa seria, oggi sarebbe vacante: il titolare avrebbe presentato regolare lettera di dimissioni. La linea ufficiale della Farnesina sulla Siria, infatti, non è stata solo sconfessata: è stata svergognata pubblicamente in una riunione planetaria in cui eravamo arrivati con l’obiettivo di far, per una volta, bella figura grazie ai conti economici in ordine. E invece abbiamo fatto la consueta figura da Pulcinella. Guarda caso, oggi è di nuovo l’8 settembre. Messa alla prova - Per molti (Papa compreso) quella che si apre è una crisi che potrebbe portare alla Terza Guerra Mondiale. E noi l’affrontiamo nel solito modo, con il premier e il suo ministro degli Esteri che manco si telefonano prima di andare a incontrare i leader mondiali, e con una strategia che sembra studiata al pub  Ambasciatori Ubriachi&Felici. Nel vertice di San Pietroburgo, infatti, l’Italia è riuscita a dare ragione a Putin (che ritiene assurdo bombardare Damasco) e poi a firmare il documento di Obama (che invece vuole subito bombardare Damasco). Ora può essere che la vodka faccia strani effetti, ma possibile che, sul piano internazionale, il massimo della nostra linea retta sia un ghirigoro? Per carità di Patria vi risparmiamo il riassunto delle figuracce storiche (dalle guerra d’indipendenza all’Armistizio) e delle figuracce recentissime (dal casò marò al voto all’Onu sulla Palestina). E ci limitiamo a porre alcune domande contemporanee. La prima delle quali riguarda proprio la Bonino, per la quale vale una delle due opzioni: a) forse un tempo sarebbe stata un ottimo ministro; b) forse neanche un tempo sarebbe stata un ottimo ministro. Decidete voi. Io opto per la risposta b) perché ho l’impressione che la suddetta rientri nella classica categoria degli Eterni Sopravvalutati. Quelli cioè che tutti dicono: «Ah, sarebbero bravissimi», ma soltanto perché non vengono mai messi alla prova. Se per caso ciò accade, si dimostrano delle ciofeche sesquipedali. Quando studiava arabo al Cairo, per dire, Emma era un fenomeno. Appena è passata dai libri alla pratica, però, è svanita nel nulla diplomatico. Politica estera italiana: non pervenuta. Bandiera bianca - Tutto questo studiare,  dunque, a che diavolo sarà mai servito se appena la Bonino ha  avuto la responsabilità politica ha cominciato ad annaspare come una principiante? Di fronte alla possibile Terza Guerra Mondiale ha fatto solo due cose: aderire al digiuno del Papa (la famosa politica estera dietetica) e annunciare una solenne presa di posizione («Mai con Obama senza l’Onu») immediatamente smentita dal suo capo di governo  (la famosa politica estera alle vongole). Se la Bonino doveva essere uno dei fiori all’occhiello dell’esecutivo Letta, beh, verrebbe quasi da rivalutare Iosefa superpalestrata Idem: almeno lei ha avuto il buon gusto di andarsene. La Bonino, invece, dopo decenni di lotte radicali contro la partitocrazia, sta abbarbicata alla sua poltroncina, pur avendo dichiarato la resa ancor prima che comincino a tuonare le armi. Bandiera bianca, si capisce, ma sempre con l’auto blu. Due misure - Ora, però, c’è un ultimo punto. C’è un’altra domanda contemporanea che dobbiamo porre. Ed è la seguente: come mai, se la situazione è questa, nessuno chiede a gran voce le dimissioni del ministro degli Esteri? Lo diciamo con altre parole: perché a giugno, appena scoppiata la celebre vicenda kazaka, subito si è alzata la voce degli indignati che urlavano «Alfano non può rimanere un minuto di più», e nessuno di costoro ora grida allo stesso modo «Emma Bonino non può rimanere un minuto di più»? L’estradizione, per quanto sbagliata, della moglie di un faccendiere di Astana è forse più grave dello sbandamento diplomatico completo di fronte al possibile inizio della Terza Guerra Mondiale? Aver spaventato nottetempo miss Ablyazov, per quanto disdicevole, è peggio che dimostrarsi inetti di fronte al rischio di catastrofe planetaria? Indignati speciali - Evidentemente no. E allora perché nessuno si indigna? Perché nessuno si mobilita? Perché nessuno chiede alla Bonino un passo indietro? Presto detto, purtroppo: della nostra politica estera, in realtà, non gli importa niente un fico secco. Potremmo stare con Putin o con Obama, con la Germania o con la Spagna (purché se magna), con i ribelli siriani o con l’Iran, magari perfino con Al Qaeda: nessuno dei nostri indignati speciali si preoccupa davvero, intenti come sono ad analizzare minuziosamente l’ultima dichiarazione di Cuperlo alla Festa Democratica di Genova o i festini 5 stelle sui tetti di Montecitorio. C’è un unico momento in cui anche la politica estera diventa interessante: quando, come è successo nel caso kazako, può essere usata come arma contundente contro Berlusconi. Perché, diciamoci la verità:  che si bombardi o no Damasco, alla fine, non interessa proprio a nessuno. L’importante è che si continui a bombardare Arcore. di Mario Giordano

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