Bollette, come risparmiare:la guida di "Libero"

Possibile farle scendere anche del 4%: grazie al calo delle materie prime le famiglie possono risparmiare. Le tasse, però, rischiano di azzerare i benefici
di Andrea Tempestinidomenica 28 luglio 2013
Bollette, come risparmiare:la guida di "Libero"
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Sono diminuite e scenderanno ancora. Le bollette di luce e gas - croce dei pagamenti degli italiani - dovrebbero scendere ancora entro la fine dell’anno. I consumatori più sensibili, le famiglie che non godono di sconti particolari se non faticosamente facendo lo slalom tra gli operatori privati e pubblici, non se ne sono neppure accorte però dallo scorso aprile le tariffe del gas sono diminuite del 4,2% (ed è questo il primo calo da 3 anni a questa parte) e quelle della luce sono scese di appena l’1%. Secondo l’Autorità per l’Energia, in media, una famiglia tipo arriverà a  risparmiare in un anno circa 60 euro (40 euro da aprile a dicembre). Questo grazie al nuovo metodo di calcolo delle tariffe introdotto dall’Authority  per il gas.   Paradossalmente il calo (light), in bolletta è un effetto indotto della crisi economica internazionale. Lo ha spiegato mesi addietro il presidente dell’Autorità, Guido Bortoni, chiarendo che il calo è semplicemente dovuto «alla riforma del metodo di calcolo, con il maggior peso dato ai prezzi spot, che oggi sono più favorevoli rispetto ai prezzi dei contratti pluriennali». Il prezzo della materia prima, con le nuove scoperte di giacimenti, le diverse tecniche di estrazione e il calo del costo di gas e petrolio,  è cambiato. E cambiando il sistema di acquisto si riesce a rosicchiare qualcosa. Ma restano solo modeste percentuali. Per una famiglia tipo, la bolletta è determinata oggi per metà dall’andamento dei mercati,  per un terzo da imposte e oneri generali di sistema e per il restante 15% dalle tariffe dei servizi regolati, come trasporto e misura. Tirando le somme «se analizziamo i prezzi pagati oggi dai clienti nel mercato retail italiano, rileviamo una preoccupante tendenza al rialzo. I clienti domestici», tira le somme Bortoni, «pagano oggi il kilowattora circa il 10% in più rispetto al 2009 per effetto dell’incremento fiscale e parafiscale». Proprio mentre diminuiscono i costi di approvvigionamento, mentre il contributo delle energie rinnovabili alla bolletta energetica nazionale è sempre più evidente, aumentano i costi di rete, le imposte (e l’effetto moltiplicatore di queste sull’Iva), gli oneri di sistema. Morale: se diminuisce il costo della materia prima e di approvvigionamento, aumentano tutti gli altri, vanificando quasi tutti gli interventi per rendere più leggere le bollette degli italiani.   Senza dimenticare che nella bolletta gli italiani pagano sì i consumi, le tasse (come è ovvio) ma anche tutta una serie di “oneri accessori” che nel 2012 hanno contribuito a far lievitare i costi aggiuntivi alla non indifferente somma di 11 miliardi e 260 milioni.  Undici miliardi e rotti di spese aggiuntive che coprono dagli «oneri per il finanziamento delle attività nucleari residue», ben 151 milioni, ai contributi generosissimi per sviluppare «fonti rinnovabili e assimilate» (ben 10.417 milioni). L’aspetto bizzarro è che per porre un traliccio, attivare una centrale o far passare un cavo paghiamo per il disturbo, come se gli italiani disturbati dalla distribuzione di energia e gas non fruissero di elettrodomestici e cucina. Nel 2012 - stando all’ultima relazione annuale - abbiamo speso complessivamente ben 33 milioni. E poi ci sono le tariffe sociali (per scontarle abbiamo un aggravio di 18 milioni), le tariffe speciali ferroviarie (ben 295 milioni) e i contributi assicurati alle imprese elettriche minori (69 milioni). L’unica voce che sarebbe il caso di incentivare - la ricerca - è poco più che simbolica: appena 41 milioni. E per un Paese che ha una dipendenza energetica dall’estero imbarazzante, sarebbe quantomeno il caso di dirottare parte delle nostre bollette ad altri capitoli, appunto come la ricerca.  Le imprese, soprattutto quelle energivore, riescono sì a spuntare prezzi competitivi (magari accettando distacchi non programmati e fasce di utenza definite), però in Italia è veramente dura competere. Partendo dal principio che uno dei costi indotti, non abbattibili, è proprio quello dell’energia, ci si può rendere conto della penalizzazione che abbiamo rispetto ai competitor europei, senza andare a disturbare altri Paesi dove le fonti energetiche naturali o artificiali sono abbondanti e a buon prezzo. Il raffronto europeo sul costo dell’energia, ad esempio, ci inchioda al primo posto nella classifica in Europa. Tra gennaio e maggio 2013, ad esempio, un megawattore in Germania costava appena 39,4  euro. In Italia oltre 61, 47 euro. Insomma, quasi un 40% in più che erode qualsiasi velleità di competere ad armi pari sul mercato globale. E alle famiglie, già in bolletta ma economica, non resta che adottare un unico sistema certo di risparmio: spegnere ossessivamente la luce, concentrare i consumi (lavatrice di notte) e abbassare i termosifoni. di Antonio Castro