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Travaglio: "Popolo del web cerebrolesi? Stavo scherzando.."

La sdegnata reazione degli internauti costringe la penna de Il Fatto al dietrofront. Ora dice: "Era solo una provocazione"
di Sebastiano Solano domenica 24 marzo 2013

Marco Travaglio

2' di lettura

La penna rossa de Il Fatto Marco Travaglio fa dietrofront. Travolto dalla reazione furiosa di quel popolo del web che, dopo averlo cavalcato e fomentato per anni, ieri, lunedì 19 marzo, ha definito di "merda" e "cerebroleso", il sodale di Antonio Padellaro ha aggiustato il tiro. Con un editoriale, Travaglio, come se nulla fosse, scrive: "Cari amici, sono felice che la mia provocazione di ieri (scritta apposta con la tecnica del pugno nello stomaco) abbia suscitato tanto interesse". Capito? L'articolo di ieri, che trasudava bile da ogni poro, era solo una marachella, una serie frasi buttate lì, tanto per vedere l'effetto che fa. Buoni e cattivi - Quindi canta vittoria: "Ho avuto l’impressione che la parte raziocinante dei frequentatori del blog e della pagina Facebook abbia deciso di intervenire massicciamente, isolando come speravo i guastatori di professione e seppellendoli sotto un benefico e variopinto tsunami di argomenti". Marcolino, però, proprio non ce la fa a scendere dal pulpito e fa quello che gli viene meglio: distinguere i buoni dai cattivi, con i primi da una parte (la sua, ovvimanente) e i secondi dall'altra. Continua infatti: "Mi spiace che la mia espressione 'cerebrolesi' abbia offeso qualcuno: non mi riferivo certo a chi soffre dell’omonima patologia, ma a chi ha mandato il cervello all’ammasso, a chi non l’ha mai usato, a chi lo tiene in stand by". A chi non la pensa come lui, insomma.  La democrazia secondo Travaglio - Quindi si congratula con i suoi adepti: "Sono felice che moltissimi abbiano capito con chi ce l’avevo e ce l’ho: non certo con chi mi critica (è da quando ero in fasce che sono in minoranza, quindi ci ho fatto un discreto callo), ma con chi spara sciocchezze (va bene così?) in libertà senza sapere ciò che scrivo (e spesso neppure ciò che scrive lui)". Infine un affondo, mascherato da inno alla libertà: "Per il resto, liberi tutti di pensare ciò che vogliono, se e quando pensano", con l'accento da porre sulla seconda parte della frase che, tradotto, singifica: se mi piace quello che scrivi ve bene, altrimenti sono solo sciocchezze. Un sincero democratico, insomma.

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