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Per Monti prima viene la banca rossapoi i soldi dei risparmiatori

Lo Stato obbliga Mps a onorare il suo prestito prima di pagare gli interessi su alcune obbligazioni. Si tratta di titoli per mezzo miliardo in mano alle famiglie
di Matteo Legnani giovedì 31 gennaio 2013

4' di lettura

di Franco Bechis C’è un piccolo esercito di risparmiatori - le cui dimensioni sono ancora da scoprire - che non dirà grazie al salvataggio del Monte dei Paschi stabilito dal presidente del Consiglio, Mario Monti. Perché con i Monti bond che ricapitalizzeranno la banca rossa di Siena con un intervento lordo da 3,9 miliardi di euro e netto da 2 miliardi di euro, centinaia e forse migliaia di risparmiatori diranno addio ai rendimenti piuttosto generosi che erano loro garantiti da alcune obbligazioni Mps acquistate in questi anni. Risparmiatori che non incasseranno un cent dalle cedole dei prossimi anni e che in questi giorni stanno seguendo con il fiato sospeso l’andamento delle quotazioni, perché sui loro bond hanno già perduto almeno in modo virtuale gran parte del capitale investito. A rimetterci sono infatti tutti i risparmiatori che hanno in portafoglio emissioni di bond Mps subordinati al Tier 1.  Fra questi titoli, che sono cinque o sei emissioni avvenute proprio per rafforzare il patrimonio della banca facendola restare in linea con i ratios di Basilea, c’è l’ormai tristemente famoso Bond Fresh, emesso nel 2008 per digerire finanziariamente l’acquisizione di Banca Antonveneta dal Santander. Quella emissione, di poco inferiore al miliardo di euro, è finita in portafoglio alla Fondazione Mps e a numerosi altri istituti di credito. Ed è immaginabile che come altri titoli emessi con le stesse caratteristiche dalla banca senese sia stato poi riallocato nelle varie gestioni di portafoglio della clientela ordinaria. Ci sono titoli in giro per almeno mezzo miliardo di euro che da oggi non renderanno più nulla, e che con la bufera capitata su Mps hanno già perso buona parte del valore di quotazione: il capitale investito dai risparmiatori. I due decreti (del Tesoro e della presidenza del Consiglio dei ministri) che hanno regolamentato i Monti bond per il Monte dei Paschi di Siena vietano infatti all’istituto di pagare gli interessi sulle obbligazioni subordinate che si riferiscono al Tier1. Era una delle condizioni previste al momento dell’emissione: gli interessi non sarebbero stati pagati se i conti della banca fossero stati negativi, e quindi non potesse essere distribuito un dividendo.  Ora la banca viene ricapitalizzata per intervento dello Stato, e quindi grazie a questa iniezione d liquidità la perdita operativa potrebbe nel giro di poco tempo produrre un utile, con cui di norma dovrebbero essere pagati i dividendi e gli interessi anche su quelle obbligazioni subordinate. I conti però sarebbero drogati dall’intervento dello Stato, e quindi in regolamento è stato stabilito che fino a quando i Monti bond non verranno rimborsati allo Stato, nessuno dei possessori di quelle obbligazioni subordinate al Tier1 potrà avere pagate le cedole previste all’emissione. Una fregatura appunto per tutti i risparmiatori che hanno quei titoli in portafoglio, fra cui il Fresh e i titoli denominati “Capital Preferred Sicurities” nelle loro varie tranches. Saranno quei risparmiatori a pagare due volte - la prima come cittadini italiani, la seconda come investitori in Mps - la crisi finanziaria della banca rossa che dal 1995 almeno viene gestita da uomini strettamente legati al Pds-Ds-Pd. Quanti sono? «Un numero preciso è difficile farlo», spiega il fondatore di Adusbef, Elio Lannutti, «però è probabile che il danno riguardi qualche migliaio di risparmiatori e spesso a loro insaputa. Perché è probabile che non loro, ma i gestori abbiano inserito quei bond nelle gestioni patrimoniali a loro affidate». È possibile anche il contrario, perché battendo i codici di quelle obbligazioni che d’ora in avanti non daranno alcun rendimento ai loro possessori, si trovano decine e decine di consigli ad acquistarle disseminate nei vari anni dagli esperti. Molti di quei titoli - si sapeva - erano stati collocati nella gestione di portafoglio della Fondazione che controlla Mps. Vero che avevano interessi elevati e un rischio commisurato, ma quasi tutti sostenevano che il rischio fosse più teorico che reale, perché la banca senese avrebbe magari potuto fregarsene dei piccoli risparmiatori, ma non della fondazione che la controllava. Non erano consigli campati in aria: anche l’anno scorso quando i conti di Mps sono andati in rosso, e le cedole di quelle obbligazioni avrebbero rischiato di non essere pagate, la banca ha trovato un piccolo stratagemma che ha fatto felici la Fondazione e tutti i piccoli risparmiatori. Non ha dato dividendo sulle azioni ordinarie, perché non c’era utile da distribuire, ma ha concesso 0,01 euro su ogni azione di risparmio creando la condizione di partenza con cui pagare gli interessi anche a tutti gli obbligazionisti a rischio. Ora non accadrà più, perché a tutti quei poveri risparmiatori Monti ha appena presentato il salatissimo conto di salvataggio della banca.

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