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Rete4, il debutto di Cruciani e Parenzo: "Abbiate... Fede, sarà un casino"

Domani arriva "Radio Belva" e l'impertinente Giuseppe fa già il paraculo: "Arriveremo allo 0,5% di share". Ma con Emilio...
di Giulio Bucchi domenica 13 ottobre 2013

Giuseppe Cruciani

3' di lettura

Non sarà un talk show, e meno male perché in questo periodo ce ne sono troppi. «Sarà un caravanserraglio, un suk, un format il più incasinato possibile, perfetto per la terza serata, per lo 0,5 per cento di share». In realtà va in onda in prima serata, su Rete4, a partire da domani, l’esordio della magica coppia Giuseppe Cruciani e David Parenzo in un programma televisivo tutto loro dopo i fasti radiofonici de La Zanzara. Un titolo più brutale non potevano sceglierlo: Radio Belva.  Il loro show su Radio 24 è fatto di scherzi telefonici, insulti ai politici, domande secche, ospiti controversi, risse, toni forti. Ci si domanda come farà Mediaset a domare un cane sciolto come Cruciani. Sarete liberi? «Vedremo», risponde il giornalista, «gli ospiti sono concordati così come gli argomenti. La libertà si vedrà strada facendo, di certo sanno che non sono uno che sta zitto». I fuochi d’artificio non mancheranno. Nella prima puntata è in scaletta «lo scherzo a un politico molto divertente, un senatore. Non Berlusconi, ovvio, ma uno che fa parte della giunta che ha deciso sulla sua decadenza». Si parlerà anche di razzismo e Lampedusa. Ci sarà Paolo Villaggio. E un inviato molto speciale al suo ritorno a Mediaset dopo il burrascoso allontanamento dalla direzione del Tg4: Emilio Fede. Pare che l’ex fedelissimo del Cav sia  molto carico (l’idea di «riesumarlo» è effettivamente geniale). In ogni puntata ci saranno quattro parti. L’ospite dei sogni? «Tutti e nessuno. Tanti chiedono soldi», spiega Cruciani. Un nome? «Aldo Busi». Sarete più o meno cattivi che alla radio? «Non mi piacciono le etichette: cattivi, politicamente scorretti, controcorrente. Sono senza paletti, quello sì. In radio è più facile. Posso invitare liberamente un neonazista solo per mandarlo a quel paese. A volte uso il bastone e la carota: faccio sentire l’ospite a suo agio, non lo prendo solo a bastonate». Si è mai pentito di qualcosa? Sensi di colpa? »No. Non ci penso. Non guardo mai indietro. Se ho detto alcune cose le avrò dette perché me le sentivo. Giorni fa ho scritto che gli immigrati nei barconi sanno che possono andare incontro alla morte. Sembra follia, ma è vero. Ovviamente non mi riferivo ai bambini».  Politicamente, Cruciani si definisce «più falco che alfaniano», «più renziano delle primarie che democristiano com’è oggi». Il talk show che guarda più volentieri «è quello di Paragone, paradossalmente, perché andremo in onda lo stesso giorno». Poi «Vespa, Linea Notte, Crozza». I primi giornali che legge la mattina sono «Il Fatto quotidiano e Libero, giuro». Con Parenzo forma una coppia da quattro anni: «Facciamo vite diverse, lui a Roma, io a Milano, ma funziona. I più longevi restano Luca e Paolo. Ma nessuno è inscindibile, finiscono anche i migliori matrimoni». Proprio il socio Parenzo ha da poco sperimentato un programma in tv, su Raidue, non proprio fortunatissimo. La  tv può essere un’arma a doppio taglio, Cruciani? «Sì. Il rischio esiste. Devo capire se la tv è nelle mie corde e posso avere questa sorta di doppio incarico. Ci sono più limiti rispetto alla radio che, benché sia sottovalutata, è un mezzo di grandissimo impatto, basta vedere il caso Barilla». (Proprio a La Zanzara Guido Barilla aveva pronunciato le famose parole sui gay diventate un caso di portata mondiale).  Cruciani, lo abbiamo capito, un giorno sì e uno no è al centro di una polemica. Spesso litiga su Twitter con colleghi o lettori. C’è una cosa che l’ha mai offesa? «Mi dà fastidio chi mi chiama “servo”. Penso di aver dato prova di essere intellettualmente libero. Adesso lavoro a Mediaset e mi paga Berlusconi. E allora? È vero, lui mi paga. Ma se non sarò libero di muovermi arrivederci e grazie». di Alessandra Menzani

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