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Travaglio e la morte di Rizzoli: gli inarrestabili

Il vicedirettore del Fatto contro l'uso che i politici e i giornalisti hanno fatto della morte del produttore Angelo Rizzoli
di Lucia Esposito domenica 15 dicembre 2013

Travaglio, vicedirettore del "Fatto Quotidiano"

2' di lettura

L'ultimo delirio di Marco Travaglio è in edicola su Il Fatto,  di oggi sabato 14 dicembre. Parte dalla morte di Angelo Rizzoli, il produttore ed ex editore protagonista di una vicenda giudiziaria a dir poco kafkiana di cui l'ultimo atto è stato scritto dalla magistratura lo scorso febbraio quando, ormai settantenne e gravemente malato, è stato arrestato.  Ecco, il vicedirettore del Fatto ne approfitta ancora una volta per difendere un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti, che abusa della detenzione preventiva anche se di mezzo c'è un uomo le cui condizioni di salute non sono compatibili con il carcere. Parlando dei giornalisti e dei politici che non la pensano come lui Marco scrive furioso:  "L''uso che questi spudorati e i loro giornali da riporto han fatto della scomparsa del produttore ed ex editore piduista nulla ha a che vedere con il lutto e molto con lo sdegno castale e classista che accompagna ogni arresto di Vip, potenti, colletti bianchi. Lorsignori, appena uno del giro finisce dentro, si sentono toccati nella carne viva, col retropensiero neppur troppo dissimulato che se e è toccato a lui, un giorno potrebbe toccare a noi". Poi Travaglio cita alcuni esempi e scrive: "A proposito di Rizzoli, arrestato per un crac da 30 milioni e accusato di aver svuotato la sua società per comprare beni personali, Brunetta blatera di “tortura”, la Carfagna di “martirio”, la Santanchè di “persecuzione”, la Gelmini di “inferno”, Manconi di “iniquità”.  Insomma, Travaglio da il peggio di sè e ne approfitta per il solito attacco a chi osa avere opinioni divergenti rispetto alla sua.  Maestrino in cattedra -  Cita Donatella Ferranti del Pd, presidente della commissione Giustizia della Camera e ne approfitta per dare la sua lectio magistralis di legge sulla custodia cautelare e le tre condizioni (gravi indizi di colpevolezza, pericolo di fuga e di inquinamento delle prove) in presenza delle quali si applica. Ma basta andare avanti nella lettura per rendersi conto dove vuole arrivare perché, poi alla fine, l'obiettivo è sempre lui: Silvio Berlusconi. Ecco allora che parla della riforma della giustizia a cui il governo sta lavorando. Per principio Travaglio è sicuro: sarà "una porcata a sopresa". E sapete perché?  Perché i relatori del Pd e Fi han votato quasi all'unanimità in commissione. Siccome la riforma piace a Forza Italia deve essere necessariamente una "porcata".  Nell'ultima riga spara il colpo finale. Eccolo: "Il decaduto Berlusconi, che teme di finire in galera un giorno sì e l’altro pure, è favorevole. Sono soddisfazioni". E' il solito, prevedibile, Travaglio. 

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