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Non lasciamo alla sinistra i voti degli omosessuali

Bondi difende le unioni civili omosessuali e spacca il Pdl. E' uno scrollone salutare: ecco perché
di Giulio Bucchi domenica 26 maggio 2013
Non lasciamo alla sinistra i voti degli omosessuali

3' di lettura

Da Sandro Bondi mi dividono una vecchia querela e tante altre cose. Non mi piace, ad esempio, il suo atteggiamento sempre un po’ genuflesso che ricorda quello di un chierico né mi ha mai entusiasmato la sua guida dei Beni culturali, che, mi pare, non abbia lasciato alcuna traccia significativa nel panorama culturale del nostro Paese. Ciò nonostante oggi devo dar ragione all’ex ministro, il quale, a freddo e sfidando molti esponenti del Popolo della libertà che non la pensano allo stesso modo, ha scritto una nota per dire che è ora che anche il centrodestra si svegli sui diritti dei gay. Bondi prende spunto dalla lettera di un diciassettenne pubblicata da Repubblica e sostiene con coraggio che - a differenza di Eugenia Roccella, parlamentare del Pdl sensibile ai temi etici -  lui pensa  sia tempo e ora di riconoscere le unioni omosessuali. Il coordinatore del Popolo della libertà (nonostante nessuno se ne sia accorto l’ex ministro è ancora un triumviro del partito) non dice sì ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, ma semplicemente invita a trovare una soluzione per riconoscere legalmente l’esistenza dei rapporti fra gay. Una settimana fa, in occasione dell’estensione dei servizi sanitari della Camera ai conviventi gay di un deputato, avevo rivolto un analogo appello, rimproverando agli onorevoli di aver fatto qualcosa che agli italiani era impedito. La misura adottata dall’ufficio di presidenza di Montecitorio mi era parsa infatti un privilegio intollerabile: ma come, voi non votate un provvedimento che riconosca a livello nazionale una qualche tutela fra persone omosessuali, impedendo che il convivente possa assistere la persona cara mentre è in ospedale oppure lasciargli in eredità il proprio patrimonio in caso di decesso, e poi curate gratis il gay dell’onorevole a spese dei contribuenti? La decisione mi era parsa un doppio scandalo, innanzitutto per la contraddizione e poi in quanto stabiliva l’esistenza di cittadini di serie A e di altri retrocessi in serie B. Dunque, la nota di Bondi mi pare che sollevi il velo su un’ipocrisia della politica italiana e che dia un’utile scrollata al centrodestra, evitando che si rinchiuda nel recinto della conservazione. Riconoscere che gli omosessuali esistono e non hanno alcuna forma di tutela non vuol dire dare via libera ai matrimoni fra gay né significa aprire le porte alle adozioni da parte di persone dello stesso sesso. Spesso si confondono le cose. O meglio: spesso c’è chi le vuole confondere per impedire l’adozione di misure che sono ormai introdotte in molti Paesi europei oppure c’e chi intende forzare la mano nella speranza che anche da noi si adottino soluzioni alla spagnola o alla francese. Ma, a mio giudizio, una misura di buon senso, ovvero una legislazione che non finga di ignorare l’esistenza del problema che riguarda gay e lesbiche, sarebbe un passo avanti sulla strada dei diritti civili e impedirebbe le strumentalizzazioni che da sempre vengono fatte dalla sinistra su questi temi. Gli omosessuali hanno sentimenti e idee politiche come tutti gli italiani e come tutti i cittadini di questo Paese si dividono sulla scelta di chi sia in grado di rappresentare e risolvere i problemi che affliggono l’Italia.  Dunque, sarà il caso che il Pdl si svegli dal letargo in cui è caduto e trovi la strada per interpretare argomenti che solo in apparenza possono apparire scomodi. Ma, soprattutto, è giunto il momento di fare delle scelte, evitando di  regalare alla sinistra il voto di elettori che sono di centrodestra. Le tendenze sessuali non hanno nulla a che fare con la croce che si mette sulla scheda. Forse sarebbe meglio che nel Popolo della libertà qualcuno se lo ricordasse. di Maurizio Belpietro maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it

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