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Travaglio: il depistaggio dietro l'agenda rossa di Borsellino

di Lucia Esposito domenica 26 maggio 2013

2' di lettura

L'ultimo attacco di Marco Travaglio è per Repubblica. La vicenda è quella dell'agenda rossa di Borsellino che, secondo quanto ha scritto il quotidiano sulla base delle immagini girate dai vigili del fuoco, si trovava sulla scena del delitto. Ma la notizia è stata poi smentita dalla polizia scientifica che ha stabilito che quell'oggetto rosso non era un'agenda, l'agenda dei segreti di Borsellino, ma un frammento di un parasole per auto, di quelli che d'estate proteggono dal sole il parabrezzi e il cruscotto. Travaglio dice che non vuole colpevolizzare il collega di Repubblica che ha ricevuto il video dai vigili del fuoco ma sottolinea che avrebbe dovuto essere più prudente "a parte la distanza della macchia rossa dai resti di Borsellino e le sue dimensioni talmente ridotte da essere incompatibili con la grande agenda rossa più volte fotografata sulla scrivania del giudice, i testimoni di via d'Amelio raccontano che i corpi delle vittime erano ridotti (...) Il che rendeva fin dall'inizio impossibile che, se Borsellino avesse avuto in mano l'agenda, questa fosse rimaste intatta con la sua copertina sgargiante".  Depistaggio - Secondo Travaglio il problema non è questo ma il tentativo di depistaggio in atto mentre "si apre il processo sulla trattativa Stato-mafia e si torna a indagare con nuove prove sulla borsa del giudice fatta sparire sulla scena della strage dopo essere passata per le mani del giudice Ayala, del capitano Arcangioli e di almeno un altro carabiniere e qualcuno tira fuori un vecchio filmato già scartato dalla Scientifica come inutile, rientendolo molto utile per gettare fumo negli occhi agli inquirenti e all'opinione pubblica". Travaglio parla della rimessa in moto della macchina della sabbia politico-mediatica che "da ceent'anni lavora per coprire le vergogne della Repubblica".  Insomma. Travaglio se la prende con i "depistatori" perché - scrive - l'agenda rossa era nella borsa del giudice Borsellino, portata via per sempre dagli uomini delle istitutzioni che pullulavano sulla scena della strage dove una sola cosa è certa: non c'erano uomini della mafia. 

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