Maurizio Stefanini

di Andrea Tempestinidomenica 27 ottobre 2013
Maurizio Stefanini
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Gli studenti ne hanno fatto il loro bersaglio polemico, dopo il prelievo della 15enne Leonarda Dibrani da una gita scolastica per espellerla in Kosovo assieme alla sua famiglia in quanto residenti illegali. E anche tra i dirigenti della sinistra Manuel Valls è visto con un certo disagio, dopo che il ministro dell’interno non solo si è lanciato in una campagna di espulsioni che ha riguardato ben 10.000 rom, ma l’ha motivata spiegando che tanto quelli «non vogliono integrarsi». «Attorno ai campi si crea delinquenza e mendicità», è la sua analisi. Ma per la maggioranza dei francesi invece sta diventando un astro nascente della politica: l’unico della sinistra, in un momento in cui il Fronte Nazionale è primo nei sondaggi, e il suo Partito Socialista è precipitato al terzo posto in gran parte proprio per colpa dell’immagine di irresolutezza di Hollande. Insomma, l’equivalente transalpino del fenomeno Renzi. Secondo un sondaggio pubblicato ieri, in effetti, il 30% degli interpellati lo vorrebbero come primo ministro al posto dello scialbo Jean-Marc Ayrault. Lo stesso Ayrault ha un indice di approvazione di appena il 6%, preceduto anche da Martine Aubry: la sindaco di Lilla, fino all’anno scorso anche segretario del Partito socialista, battuta da Hollande alle primarie per la Presidenza, sarebbe vista con favore dal 10%. Col 4% vengono poi la Presidente del consiglio regionale del Poitou-Charentes, ex-compagna di Hollande e candidata socialista alle presidenziali del 2007 Ségolène Royal, e anche Arnaud Montebourg, deputato che proprio di Ségolène fu il portavoce ed ora come ministro del Raddrizzamento Produttivo è considerato il leader di una sinistra socialista rispetto alla quale Valls si trova agli antipodi. A conferma della sua immagine relativamente più di destra rispetto al suo partito, tra gli elettori socialisti Valls è più debole che tra la media dei francesi. Ma comunque è sempre al primo posto col 25%: sia pure a pari merito con Martine Aubry, contro il 21% di Ayrault, il 9% di Ségolène e il 3% di Montebourg. Ma tra i simpatizzanti dell’Ump, il partito principale del centro-destra, Valls non ha praticamente rfivali: lo vorrebbe il 49%, contro il 4% per Martine Aubry e l’1% per Montebourg e Ségolène. Ayrault sta ancora più sotto. Stessa solfa per gli elettori del Fronte Nazionale: 30% per Valls, contro il 2% di Ayraut e Montebourg e l’1% di Martine Aubry. Il che in qualche modo è collegabile con l’invettiva del leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon, secondo il quale «bisogna restituire Valls a Le Pen». Il bello è che Valls, pompato dalla sua linea intransigente contro i clandestini, non è neanche nato in Francia, ma a Barcellona. Il padre era un noto pittore catalano, la madre una italo-svizzera del Canton Ticino, e lui è diventato cittadino francese nel 1982, all’età non proprio verde di venti anni. Peraltro, lui non vede incompatibilità tra l’essere di sinistra e la sua linea dura verso clandestini e rom.. «Sono di sinistra perché penso ci voglia anche una politica che rispetti la legge», ha spiegato. Qualcuno vede già in lui un possibile futuro presidente, anche se in effetti Valls nel 2001 ha fondato una Convenzione per la Sesta Repubblica il cui obiettivo è appunto quello di ridimensionare i poteri presidenziali a favore del Primo Ministro. di Maurizio Stefanini