Un Conclave più frammentato del Parlamento. Dove i partiti, la destra e la sinistra della Chiesa, si studiano e affinano le strategie prima di entrare nella Cappella Sistina per scegliere il nuovo Pontefice.L’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, può contare sul sostegno di Comunione e Liberazione, sebbene negli ultimi anni si sia un po’ distaccato dagli eredi di Don Gius: a spingerlo verso il Vaticano un plotone di potenti arcivescovi, dal bolognese Caffarra, che guida una pattuglia di emiliani, fino al tarantino Santoro. O lui o il canadese Marc Ouellet, che conosce i segreti della Curia. L’obiettivo è un vertice in grado di “correggere” chi tradisce la dottrina. Una linea che piace all’Opus Dei che può contare su pezzi da novanta come il cardinale Juliàn Herranz, il capo del dossier segreto su Vatileaks preparato per Benedetto. Oltre a Scola e Ouellet vedono di buon occhio l’arcivescovo di Budapest, …..L’altra ala italiana dei conservatori è quella dei focolarini, legata al potente segretario di Stato, Tarcisio Bertone alla testa di una serie di nomi pesanti in Vaticano, come il cardinale Antonelli e il brasiliano Joao Braz de Aviz. Bertone “tifa” Gianfranco Ravasi ma potrebbe anche mettersi in gioco in prima persona. I riformatori A sinistra, c’è il pressing di Sant’Egidio. Fallita la missione montiana, il ministro Andrea Riccardi è concentrato sul Conclave, dove può giocarsi una carta con poche chance ma un forte valore simbolico: il cardinale Stanislaw Dziwisz, ex segretario di Wojtila. L’altro vicino alla comunità è l’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe.Ma sotto le volte di Michelangelo peseranno soprattutto gli americani, destinati a essere decisivi. Sono i Cavalieri di Colombo, rispettati in tutta la Chiesa perché insuperabili procacciatori di finanziamenti e titolari di una sorta di golden share per le scelte dello Ior. Vorrebbero finalmente uno yankee a Roma: l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, o il bostoniano Sean O’Malley.