di Andrea Morigi Sul conclave che si aprirà martedì si stende l’ombra della banca rossa. Quando su ordine della Procura di Siena, il 5 marzo scorso, sono stati perquisiti l’abitazione e gli uffici torinesi dell’avvocato Michele Briamonte, consigliere di amministrazione del Monte dei Paschi, forse senza saperlo i militari della Guardia di Finanza sono arrivati a un passo dai segreti meglio custoditi all’interno delle mura vaticane. Gli inquirenti, nell’ambito di un nuovo procedimento penale per insider trading, stavano dando la caccia a chi aveva rivelato alla stampa la richiesta, avanzata al tribunale civile di Firenze, di un risarcimento di 700 milioni contro l’ex presidente Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni e la banca Nomura e di 500 milioni nei confronti di Deutsche Bank. La notizia era comparsa su alcuni organi d’informazione prima che i legali depositassero la citazione, su decisione del cda di Rocca Salimbeni. Tuttavia, Briamonte si è detto «tranquillo» e non risulta indagato. Ma non sarà certo sfuggito agli inquirenti senesi il ruolo chiave di Briamonte, che figura fra i titolari dello Studio legale Grande Stevens, è stato in passato membro di vari cda, fra i quali quello della Juventus e soprattutto è considerato attualmente un astro nascente all’interno dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, già assistito legalmente da Franzo Grande Stevens ai tempi della tangente Enimont del 1993. Ma Briamonte è anche in ottimi rapporti con il notaio torinese Antonio Maria Marocco, attuale consigliere del Consiglio di sovrintendenza dello Ior e del cda Unicredit. Leggi l'articolo integrale di Andrea Morigi su Libero in edicola oggi, sabato 9 marzo