Roma, 28 gen. - (Adnkronos) - Da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Margera passando per la Terra dei fuochi. Le bonifiche vanno a rilento, ma non il giro d'affari del del risanamento ambientale si aggira intorno ai 30 miliardi di euro. Dal 2001 al 2012 sono stati messi in campo 3,6 miliardi di euro di investimenti, tra soldi pubblici (1,9 miliardi di euro, pari al 52,5% del totale) e progetti approvati di iniziativa privata (1,7 miliardi di euro, pari al 47,5% del totale), con risultati concreti davvero inesistenti. La denuncia arriva da Legambiente che oggi ha presentato il dossier 'Le bonifiche in Italia: chimera o realtà?'. Secondo il programma nazionale di bonifica curato dal ministero dell'Ambiente, il totale delle aree perimetrate come Siti di interesse nazionale (Sin) è arrivato negli anni a circa 180mila ettari di superficie, scesi oggi a 100mila ettari, solo grazie alla derubricazione dello scorso anno di 18 siti da nazionali a regionali (i Sin sono quindi passati da 57 a 39). Solo in 11 Sin è stato presentato il 100% dei piani di caratterizzazione previsti (è il primo step del processo di risanamento che definisce il tipo e la diffusione dell'inquinamento presente e che porta alla successiva progettazione degli interventi). Anche sui progetti di bonifica presentati e approvati emerge un forte ritardo: solo in 3 Sin è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti. In totale, sono solo 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione, su migliaia di elaborati presentati. "Sebbene i primi 15 Sin da bonificare furono identificati nel 1998, nonostante le risorse impiegate e le semplificazioni adottate, la situazione attuale è di sostanziale stallo" afferma il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani. "Caratterizzazioni e analisi effettuate in modo a volte esagerato e inefficace, progetti di risanamento che tardano ad arrivare e bonifiche completate praticamente assenti, a parte qualche piccolissima eccezione". Secondo Ciafani, "il ministero dell'ambiente arranca, dietro alle migliaia di conferenze dei servizi e documenti, intanto i responsabili dell'inquinamento, pubblici e privati, ne approfittano per spalmare su più anni gli investimenti sulle bonifiche. Nel frattempo sono sempre più numerose le indagini sulle false bonifiche e sui traffici illegali dei rifiuti derivanti dalle attività di risanamento. Occorre un vero cambio di passo per fare quello che è stato già realizzato con successo in altri paesi industrializzati". La forte concentrazione di inquinanti nell'ambiente e i ritardi negli interventi di bonifica causano anche evidenti danni alla salute. Il progetto Sentieri, coordinato dall'Istituto superiore di sanità, conclusosi nel 2011 e in corso di aggiornamento, ha realizzato il profilo sanitario delle popolazioni residenti in 44 Sin: si va dall'eccesso di tumori della pleura nei Sin con l'amianto (Balangero, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla) o dove l'amianto è uno degli inquinanti presenti (Pitelli, Massa Carrara, Priolo e Litorale Vesuviano), agli incrementi di mortalità per tumore o per malattie legate all'apparato respiratorio per le emissioni degli impianti petroliferi, petrolchimici, siderurgici e metallurgici (Gela, Porto Torres, Taranto e nel Sulcis in Sardegna).