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Luigi Di Maio, gelo a Confindustria: standing ovation per Mattarella, nessun applauso per lui

di Cristina Agostini domenica 26 maggio 2019
2' di lettura

Tre elementi emergono dall'Assemblea di Confindustria. Primo: il minuto e mezzo di applausi che ha accolto l'ingresso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel salone dell’Auditorium, insomma uno schierarsi netto e rumoroso degli industriali a favore di chi tutela Costituzione e istituzioni. Secondo: il mancato applauso del vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi di Maio quando la relazione del presidente Vincenzo Boccia ha toccato il tema della Tav e delle infrastrutture, evidentemente un argomento troppo caldo per potersi sbilanciare. Terzo: la standing ovation che ha incorniciato il discorso del presidente degli industriali, con un progetto triennale per il riassetto del Paese soprattutto in prospettiva europea. Leggi anche: "Così non si va avanti. Sono pronto a mollare il governo". Giorgetti, l'atto di accusa terminale contro Conte e M5s Lo sguardo di Confindustria è di speranza, anche se il Paese non ha più slancio e c’è bisogno di un patto tra governo e opposizioni per evitare lo stallo. E per evitare un autunno "freddissimo" ci vuole una finanziaria da 32 miliardi di euro che implicherà scelte "non semplici e indolori", perché il futuro dell’Italia passa dalla prossima manovra di bilancio. In fondo, era prevedibile che si andasse a parare lì, dove tutto assume i contorni di un enorme punto interrogativo. Ci sono le clausole di salvaguardia dell’Iva da rispettare, c’è il debito pubblico da stoppare, c’è il cuneo fiscale da diminuire. Per Boccia servono "visione e coraggio", non serve la flat tax, soprattutto non servono più "promesse irrealizzabili", anche se nel citare proprio Mattarella il presidente di Confindustria ha auspicato che sogno e speranza non siano confinati alla sola stagione dell’infanzia. Boccia non ha avuto pudori nel chiedere a nome degli industriali di smetterla con i like, di non essere "bulimici "con il consenso sociale, di accendere il cervello prima di mettere in funzione la lingua, perché le "parole di chi governa non sono mai neutre, influenzano le decisioni". L’obiettivo è di raggiungere la Spagna con lo spread (a quota 150) e la Francia per la crescita. Sarebbero 5 miliardi da infilarsi in saccoccia. Poi un piano shock per le infrastrutture e piccole opere. Il tutto per generare lavoro.   Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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