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Mediatrade, Pier Silvio Berlusconi: i pm contestano l'aggravante di transnazionalità

Mediatrade, i pm di Milano contestano l'aggravante della transnazionalità per il reato di frode fiscale. E così...
di Ignazio Stagno domenica 9 febbraio 2014

3' di lettura

Le toghe dopo aver assediato papà Silvio adesso spostano il mirino su Pier Silvio. La prescrizione del reato di frode fiscale, contestato al figlio del Cavaliere nel processo Mediatrade, insieme a Fedele Confalonieri e il produttore statunitense Frank Agrama, si allunga di due anni e cioè dal 2017 al 2019. È l'effetto della contestazione suppletiva, e cioè l'aggravante della transnazionalità, formulata dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro in tribunale, dove era in programma l'interrogatorio del vice presidente di Mediaset, slittato proprio per questa mossa 'a sorpresa' della Procura. La transazionalità - La contestazione riguarda l'aggravante della transnazionalità, che porta a un aumento di pena fino a 9 anni, deriva dalle carte relative ad alcune rogatorie tra cui quella di Hong Kong dalle quali risulterebbero una serie investimenti immobiliari, anche in California, di Agrama e altri imputati. A questo punto le difese, che hanno chiesto i termini, sulla base delle nuova contestazione - di cui si discuterà alla prossima udienza del 13 marzo dopo la notifica del verbale di oggi agli imputati contumaci -, possono chiedere nuovi testimoni. Insomma la vicenda giudiziaria si complica e i magistrati non hanno nessuna intenzione di mollare la presa su Pier Silvio e Confalonieri. Furia dei legali -  "Accuse incredibili. La decisione della Procura di Milano di contestare a tutti i soggetti interessati l'aggravante transnazionale nel processo cosiddetto 'Mediatrade' dopo quasi 10 anni di indagini e di dibattimento poco prima della decisione finale e proprio il giorno in cui Pier Silvio Berlusconi era presente per rendere l'esame, appare davvero straordinaria. Si tratta comunque di una contestazione totalmente destituita di ogni fondamento in fatto e in diritto". Lo dichiarano l'avvocato Niccolò Ghedini e l'avvocato Filippo Dinacci. "È davvero incredibile - aggiungono i difensori di Pier Silvio Berlusconi - poter ritenere tale ipotesi quando è già ampiamente comprovata in atti la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi che sulle stesse accuse è già stato ampiamente assolto perchè il fatto non sussiste dal Tribunale di Roma con decisione confermata dalla Corte di Cassazione". Dura anche la reazione del Biscione: "Mediaset esprime profondo stupore per la contestazione dell'aggravante della transnazionalità effettuata dalla Procura nel corso dell'udienza del processo Mediatrade". La risposta del Biscione - In una nota Mediaset evidenzia: "Nel corso del dibattimento la società ha fornito ampia documentazione dalla quale emerge che: i prezzi dei diritti televisivi oggetto del processo erano assolutamente congrui e in linea con i prezzi di prodotto analogo acquisito da altre majors; il presidente e il vicepresidente di Mediaset sono estranei a qualunque accordo, rapporto o intesa con Agrama e con il gruppo dei suoi rappresentanti a Los Angeles e Hong Kong. Si osserva in particolare - si evidenzia nella nota - che in un processo fotocopia con accuse analoghe, Pier Silvio Berlusconi e gli altri dirigenti della società sono stati assolti a Roma in via definitiva perché il fatto non sussiste. Stupisce, infine, che la nuova contestazione odierna sia stata mossa proprio nell'ultima udienza dibattimentale di un processo iniziato nel lontano 2005, per giunta proprio nel giorno in cui Pier Silvio Berlusconi si è recato in udienza per rendere l'esame e ribadire la sua completa innocenza ed estraneità ai fatti contestati". 

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