«Facciamo un salto, battiamo le mani». I Balilla di Renzi imbarazzano tutti, persino la Repubblica, che più di chiunque altro ha sostenuto l’ascesa al potere di Matteo. Forse nella redazione di Ezio Mauro si aspettavano un leader, di certo non un Caro Leader modello Kim Jong-il di Pyongyang, Corea del Nord. E così ieri hanno incaricato Francesco Merlo di tirargli le orecchie: l’editorialista dalla prosa elegante non si è tirato indietro e ha pestato duro contro l’ormai celebre canzoncina nella scuola di Siracusa. Ha definito il premier «ubriaco di lusinghe», ha puntato il dito contro i «vezzi stucchevoli» non degni di uno statista ma di un «imbonitore», l’ha accusato di non essersi ribellato a quella «filastrocca cortigiana» cantata da «bimbi-scimmiette» e di aver usato i piccoli come «protesi ornamentali». Renzi dice di girare l’Italia per cambiare le scuole, ha affondato infine Merlo, e invece le sta degradando «a serbatoi delle sue majorettes». Accipicchia, ma è proprio Repubblica quella che stiamo citando? Ve lo garantisco: prima pagina, con seguito a pagina 31, quella nobile dei commenti. Finora sul quotidiano che ha sponsorizzato il ribaltone anti-Letta, l’unico cui si permetteva di attaccare il premier era Eugenio Scalfari, nel suo cantuccio isolato della domenica. Sta succedendo qualcosa? È cambiata la linea? Un meteorite ha colpito il quotidiano? Macché: basta scorrere ancora qualche riga e tutti i nostri dubbi vengono sciolti come burro all’Equatore. Infatti l’articolo continua dicendo che se Renzi s’è comportato così male, se è caduto in questa ebbrezza di lusinghe e in questi vezzi stucchevoli, se ha accettato senza ribellarsi i bimbi-scimmiette e le filastrocche cortigiane, se insomma non si è comportato da statista ma da imbonitore, ebbene: la colpa di chi è? Di Berlusconi, ovvio. Meno male. Finalmente ci ritroviamo. Quella che stiamo leggendo è proprio Repubblica. Il passaggio dell’articolo, per la verità, è piuttosto ardito. Merlo cita infatti un «retroscena» (definendolo con sprezzo del pericolo «colpo di scena») secondo il quale la responsabile dello spettacolino e la sua vice «sono accanite militanti di Forza Italia». E dunque, continua l’editorialista, «io che da quelle parti sono nato, ci ho visto la tristezza di un Meridione che è ancora lo scenario naturale dello zio d’America e mi sono ricordato che Silvio Berlusconi a Lampedusa fu accolto come un Messia, come un conquistador». Riassumiamo: 1) il Meridione aspetta lo zio d’America; 2) a Lampedusa hanno l’applauso facile; 3) la responsabile della scuola di Siracusa sarebbe una militante di Forza Italia. E dunque la conclusione è evidente: la figuraccia di Renzi è colpa di Berlusconi. Tutto chiaro, no? Un perfetto sillogismo aristotelico, logica ferrea, razionalità allo stato puro. E per fortuna che lo spazio della pagina è finito subito dopo questo arguto ragionamento, altrimenti chissà quali altri «retroscena-colpi di scena» avrebbe svelato Merlo: uno zio del bidello di Siracusa candidato una volta, tanti anni fa, in Forza Italia? Il cugino della cuoca avvistato per caso in Brianza? Un tamburo appoggiato sul predellino, e dunque dichiaratamente berlusconiano? Dal che avrebbe tratto altre limpide conclusioni: è evidente che c’è una macchina del fango contro Renzi, una Spectre Clap&Jump che si muove nelle segrete stanze di Arcore, la struttura Delta del girotondo che pianifica con precisione i passi falsi avanguardisti del premier. Matteo si bea come un Mussolini al sapor di Chianti fra i neo-figli della Lupa che gli cantan «Giovinezza» in formato cornamusa blues? Il colpevole non può che essere Berlusconi. Anziché interrompere quella parata da sabato fascista, si mette ad applaudire felice come un bambino? Il colpevole non può essere che Berlusconi. E alla fine gigioneggia con i ragazzi, trasformandoli in un paravento per nascondere il vuoto dei suoi discorsi? Dai, su che l’avete capito: il colpevole è sempre e solo Berlusconi. È più forte di loro: a Repubblica proprio non ce la fanno. Per fortuna l’articolo è stato assegnato a Merlo, che ha la penna elegantemente feroce ma non questurina. Poco poco che finiva nelle mani di Curzio Maltese o Liana Milella e arrivava la richiesta d’arresto del Cavaliere per filastrocche non autorizzate e disturbo dell’ora dell’intervallo. Che ci volete fare? Sono fatti così. Non è che non vedano le cose, per l’amor del cielo: se il loro eroe Matteo, per dire, domani si mette a torso nudo sul Lungarno per lanciare la nuova battaglia del grano o comincia a vantarsi di aver bonificato le paludi lettiane, se ordina «Ipad e moschetto renziano perfetto», se impone di iniziare le lezioni al grido di «Eia Eia Rottama-là» o pretende di scrivere su tutti i muri «Credere, obbedire e tifare Fiorentina», ebbene a Repubblica ci mettono nulla a vergare un articolo di dura condanna a Berlusconi. Il Cavaliere è avvisato. E la prossima volta ci pensi bene prima di andare a Lampedusa... di Mario Giordano
