17 febbraio: «Partiremo da Italicum e lavoro, a febbraio legge elettorale e abolizione del Senato, poi da marzo lavoro e fisco». Stesso giorno: «Ho telefonato al nuovo presidente della Sardegna, cominciamo il domani». 23 febbraio: «Non ci saranno nuove tasse». 24 febbraio: «A giugno arriverà un pacchetto per riformare la giustizia», «primo punto programmatico sarà il rilancio dell’educazione», «da giugno a settembre sarà realizzato un piano straordinario per le infrastrutture scolastiche», «interverremo attraverso delle regole normative anche profondamente innovative per attrarre investimenti». 26 febbraio: «Avremo un incontro coi lavoratori Electrolux nei prossimi giorni». Stesso giorno: «Taglieremo l’Irap del 30 per cento». 27 febbraio: «Ridurremo il cuneo fiscale di 10 miliardi». 28 febbraio: «Presenteremo un nuovo “salva Roma”». 2 marzo: «Aggredirò i patrimoni criminali, porterò l’emergenza al semestre Ue». 5 marzo: «Mercoledì lanceremo importanti provvedimenti», «sbloccheremo il Patto di stabilità soprattutto al Nord, cercheremo una soluzione per dare una corsia preferenziale ai soldi per la scuola». Partiremo. Arriverà. Domani. Saranno. Sarà. Interverremo. Avremo. Taglieremo. Ridurremo. Presenteremo. Aggredirò. Porterò. Lanceremo. Sbloccheremo. È rimasta in coda questa: 22 febbraio, Ansa, ore 16.18: «“Tanti fatti e pochi annunci”, il neo premier Matteo Renzi lo ha chiesto in occasione del primo incontro in consiglio dei ministri». di Filippo Facci @FilippoFacci1