Il libro-denuncia che spiega la vera storia del tracollo del Brasile

di Andrea Tempestinidomenica 13 luglio 2014
Il libro-denuncia che spiega la vera storia del tracollo del Brasile
2' di lettura

Prima che sul campo, la disfatta è venuta sulla pagina. Il calcio brasiliano, più che alla fine di un ciclo, è alla fine del mito. Il 7-1 subito contro la Germania seppellisce l’idea del futebol brasileiro, tutto brio e allegria. Ma prima ancora che la disfatta nel mundial di casa, a minare dalle fondamenta l’autostima del calcio carioca è una contro-storia del movimento pallonaro verdeoro. È «Guia politicamente incorreto do futebol» («Guida politicamente scorretta al calcio», dei giornalisti Jones Rossi e Leonardo Mendes Junior), testo controverso che ridiscute dalle radici il mito del calcio verde-oro. Prendiamo il caso della Nazionale che ha partecipato alla spedizione spagnola del 1982, quella di Zico, Falcao e Socrates. La vulgata brasiliana la considera una delle più forti della storia del Paese, oltre che la più forte degli ultimi trent’anni, al punto di vedere nella sconfitta contro l’Italia di Bearzot la tragica fine del futebol bailado. Bene, secondo Rossi e Mendes la selezione verde-oro del 1982 era una compagine più concentrata sulla polemica con la federazione per i premi vittoria che sul campo, tanto supponente da non preparare la sfida con gli azzurri e non da curare la copertura del centrocampo. «Per la stampa e la gente quella squadra era imbattibile e perse per caso», si legge nella «Guia». Ma la verità è diversa: «L’Italia fu superiore». Se quella del 1982 era una Nazionale sopravvalutata, quella del 1994 è, al contrario, sottovalutata. L’idea diffusa è che il Brasile guidato da Carlos Alberto Perreira, pur campione alla fine del Mondiale a stelle e strisce, sia un’eccezione nella tradizione calcistica del paese. Troppo tattico e muscoloso per essere carioca. Gli autori, invece, sostengono che quella squadra abbia tracciato la strada per il tiki-taka: il possesso è paragonabile a quello delle Furie Rosse vincitrici nel 2010. Non finisce qui. In più di 400 pagine ce n’è per tutti: per la presunta combine della finale francese del 1998, per la democrazia corinthiana, anche per Charles Miller, fondatore nel 1895 della prima lega calcistica del Brasile. Un libro urticante che non poteva piacere a tutti. Una rilettura del mito oggi necessaria ai brasiliani per ripartire dopo il tracollo. di Roberto Procaccini