Cosa tirerà fuori dal cilindro stavolta Louis Van Gaal? L’attenzione della semifinale tra Olanda e Argentina (stasera ore 22 nell’Arena Corinthians di San Paolo) infatti è tutta incentrata sul tecnico degli oranje. L’allenatore che, con le sue scelte tecniche, ha stupito e convinto in ogni partita che Robben e compagni hanno giocato al Mondiale brasiliano. Il ct-mago che ha portato gli olandesi in semifinale e che sogna la vittoria finale, prima di lasciare la Nazionale del suo paese, per andare ad allenare il Manchester United. Di fronte però si troverà l’Albiceleste di Messi (per lui la partita di questa sera è un bivio per la sua carriera: trascinando i suoi alla finale del Maracana potrà togliersi di dosso l’ombra di Maradona) e del ct Sabella. La compagine sudamericana è carica. Crede nella finale. Si vede e si sente anche nelle piccole cose. Come nel coro (cantato da tifosi e giocatori della Nazionale) che ricorda la vittoria argentina contro il Brasile ad Italia ’90. Davanti però ci sono gli olandesi che hanno cambiato metodo di gioco (difesa a tre o a cinque, sacrilega nel paese che ha come «mantra» religioso quella a quattro), avvicinandosi al tanto vituperato (da loro) calcio all’italiana. I fatti, però, stanno dando ragione al «santone» olandese. Lui che intanto sta pensando alla sorpresa che potrebbe scombussolare gli argentini. Potrebbe essere il recupero lampo di De Jong a centrocampo, messo a «guardia» di Messi. Per il resto la formazione che ha in mente il tecnico olandese è la stessa che ha eliminato la Costa Rica: un 3-4-2-1 con Van Persie (anche lui in dubbio per dei problemi allo stomaco), Robben e Depay in attacco, pronti a lanciarsi in contropiede. Proprio come una squadra italiana. Sarebbe l’ennesimo colpo di teatro di Van Gaal. Dopo il clamoroso 5-1 alla Spagna campione del mondo, nella fase a gironi. O come la mossa di mettere Huntelaar (un assist vincente e un gol su rigore), negli ottavi di finale vinti contro il Messico. Infine il capolavoro, nei quarti con la Costa Rica, con la decisione, nei supplementari, di sostituire il portiere Cillesen con il suo secondo Krul. Con quest’ultimo che para due rigori, portando così in semifinale i suoi. E allora a questo punto incomincia a preoccuparsi Alejandro Sabella. Al di là anche delle dichiarazioni bellicose del rivale: «Possiamo parlare di rivincita solo nel caso in cui riusciamo a portare a casa la Coppa del mondo», facendo riferimento alla finale persa dagli «arancioni» nel 1978. L’Argentina, infatti, vince, ma non convince. Squadra solida, quadrata, ma non spettacolare. Legata agli estri delle sue stelle (Messi, Higuain e Di Maria che stasera non ci sarà). Il ct però pensa alla stessa formazione che ha battuto il Belgio, con il rientro in difesa di Rojo e con Lavezzi e Perez sulle fasce a centrocampo. Basterà contro le «magie» di Van Gaal? di Giampiero De Chiara