Mea Culpa Lerner: "I miei ragazzi ebrei razzisti e fascisti"

di Nicoletta Orlandi Postidomenica 13 luglio 2014
Mea Culpa Lerner: "I miei ragazzi ebrei razzisti e fascisti"
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"Oggi Israele deve guardarli in faccia, questi suoi figli che per vendetta hanno afferrato un coetaneo palestinese di 16 anni, Mohammad Abu Khdeir, e lo hanno bruciato vivo in un bosco di Gerusalemme". E' un commento molto duro quello che Gad Lerner, oggi su Repubblica, dedica all'atroce fine inflitta a un innocente per vendicare il rapimento e l'uccisone di tre adolescenti ebrei. Ultrà fascisti - "Sarà inevitabile un’autocoscienza collettiva delle società che tanto odio hanno generato", tuona Gad Lerner. E qui viene il difficile perché spiega il giornalista, quello che è successo all'alba del 2 luglio ha "i codici di un fascismo-razzismo che pensavamo rinchiuso negli stadi di calcio, proprio come, vent’anni fa, le belve della guerra etnica dell’ex Jugoslavia si forgiarono nelle tifoserie organizzate". Sì, perché anche i responsabili della morte di Abu Khdeir, sono "ragazzi di stadio della curva scalmanata del Beitar, organizzati come ultràs in un raggruppamento dal nome sefardita, La Familia". Beitar, spiega Gad Lerner, "è il movimento del cosiddetto 'sionismo revisionista' fondato nel 1923 da Zeev Jabotinsky, in contrapposizione al sionismo ufficiale accusato di sinistrismo filo-socialista e di eccessiva moderazione. Dal Beitar nascerà il Likud, cioè l’attuale destra israeliana, oggi affiancata (e insidiata) da nuovi movimenti messianici e etnicisti. In forma laica o religiosa, l’ideologia postulata da costoro snatura il significato biblico di terra promessa. Per la precisione, idolatrano la terra e ne rivendicano la proprietà". "Dio", continua, "che si è fatto annunciare da patriarchi ebrei senza fissa dimora, eternamente stranieri anche nella terra promessa, viene strumentalizzato come fonte del diritto in base a cui negare legittimità alla residenza dei palestinesi". Islamofobia - A tutto questo si aggiunge una diversa forma di razzismo: l’islamofobia. "L’idea, cioè", puntualizza Lerner, "che gli arabi, ormai quasi tutti musulmani, per loro stessa natura siano inaffidabili e irriducibili. Solo la forza può tenerli a bada, non intendono altro linguaggio. Poco importa chiedersi le ragioni del loro agire, tanto meno intenerirsi per la loro sofferenza. Bisogna solo combatterli. Allontanarli a meno che accettino di sottomettersi". "Va rilevato come questi argomenti riavvicinino la componente ebraica che li propugna alle destre europee che nel frattempo, dopo la Shoah, hanno per lo più ripudiato il loro tradizionale antisemitismo. Anzi, di Israele ammirano proprio l’inflessibilità con cui esercita il suo diritto alla sicurezza e disconosce l’interlocutore palestinese".  L'amara constatazione di Lerner che dietro la tragedia di Gerusalemme ci sia "qualcosa di più semplice e feroce al tempo stesso, nascosto chissà dove nella natura umana: l’odio inebriante che può sospingere un ragazzo a cospargere di benzina un suo coetaneo e dargli fuoco, pensando di trarre sollievo dall’annientamento di un corpo indifeso eletto a simbolo del nemico".