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In picchiata su Malta con l'asso Miani

di Giulio Bucchi domenica 30 marzo 2014

2' di lettura

Mediterraneo Meridionale, 1942. Non lesina quanto a lodi il Maggiore Duilio Fanali nel descrivere uno dei suoi ufficiali: "Un comandante valorosissimo, pilota di abilità non comune". Sta parlando di Carlo Miani, un triestino classe 1914 che quanto a flap e derive sa il fatto suo. Asso giramondo - In Spagna con l'Aviazione Legionaria, Miani conquista la sua prima vittoria aerea contro la caccia del fronte repubblicano; durante la II Guerra Mondiale vola in Jugoslavia, Russia e, nel maggio 1942, finisce a Gela dove le squadriglie decollano di scorta ai bombardieri a tuffo italo tedeschi che martellano Malta. E' pluridecorato Carlo: numerose le medaglie al valore d’argento e di bronzo in tutta la sua carriera (tra cui una Croce di Ferro tedesca). Una se la prende proprio per le azioni con la sua 360esima Squadriglia a Pantelleria. La battaglia di Pantelleria - Incubo degli inglesi, il 14 e 15 Giugno 1942 il capitano Miani si lancia all'assalto di uno stormo di Spit; in una sola giornata ne tira giù cinque, attacco da vero asso. Sono giorni concitati: la Royal Navy e la Regia Marina stanno per incrociarsi in quella che passerà alla storia come la battaglia di Pantelleria. Cento chilometri tra vita e morte , tanto dura il 10 luglio 1942 un'azione del pilota italiano contro la RAF. A metterlo in difficoltà non sono però i cacciatori britannici, bensì un'avaria all'apparecchio. Miani sa cosa significa cadere in acque nemiche e punta verso la Sicilia, a tutta manetta. Si lancia col paracadute quando capisce che neanche il crash landing è praticabile. Mitragliamento in Tunisia - Nei documenti della Regia Aeronautica che abbiamo visualizzato è citato un'ulteriore episodio che la dice lunga sul coraggio e sulla scorza dura di Carlo. In Tunisia, nel novembre 1942, il campo di volo del capitano è attaccato dalla caccia inglese. Esplodono barili di benzina e un aviere (soldato semplice, ndr) rischia la pelle. Miani lo salva, riportando tuttavia gravi ustioni. Ospedale, altro encomio, un periodo lontanto dai servizi operativi. Poi l'8 Settembre e l'Armistizio. Il capitano non smette di cacciare in alta quota. Ma questa è un'altra storia. di Marco Petrelli twitter: @marco_petrelli

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