Renzi cavalca il "vecchio" Chiamparino

Il rottamatore ripesca un vecchio arnese della politica, passato dal Pci e dalla Cgil alla poltrona di sindaco di Torino e poi alla finanza (è alla testa della Compagnia Sanpaolo, che controlla Banca Intesa). Se questo è il nuovo...
di Giulio Bucchidomenica 12 gennaio 2014
Renzi cavalca il "vecchio" Chiamparino
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Nel 2014 le banche chiuderanno i cordoni della borsa invece di aprirli, parola di Confindustria. Secondo l’ufficio studi dell’associazione imprenditoriale, gli istituti di credito erogheranno 8 miliardi di finanziamenti meno  dell’anno precedente. Altro che crescita, qui siamo alla decrescita e non sarà felice come teorizza Grillo. Tuttavia, invece di preoccuparsi di quel che sta accadendo all’economia del nostro Paese, la politica pensa agli affari suoi. Ne è prova la vicenda piemontese. Non entriamo nel merito della decisione del Tar: già il fatto che un tribunale si pronunci a quattro anni di distanza dalle elezioni  per stabilire che si sono svolte in maniera irregolare dimostra che c’è qualcosa che non va, nella nostra giustizia prima che nel nostro sistema  elettorale. Ma a parte la sentenza del Tribunale amministrativo, ciò che colpisce è la reazione delle forze politiche, in particolare di un suo esponente. Ci riferiamo a Sergio Chiamparino, presidente della Compagnia di San Paolo, cioè della fondazione che è principale azionista del più importante istituto di credito italiano, Banca Intesa. Due anni fa, quando, avendo già svolto i due mandati previsti per legge, lasciò la poltrona di sindaco di Torino per migrare verso quella di numero uno dell’ente, Chiamparino ammonì il sistema bancario, invitandolo a investire sulla crescita. Come dire: arrivo io, mettetevi in riga.  L’ex primo cittadino all’epoca sembrava credere che l’antipolitica si battesse facendo politica concreta, cioè occupandosi dei problemi delle persone tramite la fondazione e il sistema bancario. Ma neanche il tempo di insediarsi e l’animo del funzionario di partito è tornato a farsi sentire. Così, nel corso del biennio, Chiamparino è stato candidato a ogni poltrona libera. Prima a quella di segretario del partito, dopo che Bersani decise di mollare, poi perfino come anti-Renzi.  Ora, a quanto pare, l’ex sindaco sarebbe pronto al gran passo e avendo saputo dell’annullamento della vittoria di Roberto Cota starebbe già scaldando i muscoli per diventare governatore del Piemonte. Dalla sua il presidente della fondazione bancaria più importante d’Italia avrebbe anche la benedizione di Renzi, il quale vedrebbe di buon occhio il ritorno in campo dell’ex funzionario. La notizia della candidatura si presta però ad alcune considerazioni. Questione numero uno:  non si tratta di nuovo o di vecchio, di prima, seconda o terza Repubblica. La politica, anche quella che dice di voler cambiare le cose e di non voler occupare le poltrone, tende a considerare ogni cosa come sua, anche le banche, e per tale motivo entra ed esce dai consigli di amministrazione, come se fare il presidente di un ente che controlla la banca di sistema, quella che finanzia il Paese, fosse come fare il presidente della Crescentinese, cioè di una delle ultime in classifica del campionato di Promozione. Ma se uno ha scelto di lasciare la politica attiva per guidare un ente può andarsene e tornare come se ci fossero le porte girevoli? Secondo appunto.  Renzi dice di voler rottamare la vecchia politica. E allora perché appoggia Chiamparino, che non è vecchio dal punto di vista anagrafico, ma è Matusalemme da quello politico, avendo ricoperto ogni incarico dentro il Pci e dentro i partiti venuti dopo il Pci? L’ex sindaco, oltre ad aver fatto il funzionario del partito, è stato segretario regionale della Cgil, a dimostrazione che quando si ha la tessera giusta si può passare disinvoltamente dal sindacato al partito, fare l’amministratore in Comune, in banca e infine anche in Regione.  Terza e ultima obiezione. Si dirà: ma Chiamparino è una persona seria e capace. Quando stava sotto la Mole la gente lo amava e i sondaggi lo accreditavano tra i migliori sindaci d’Italia. Di sicuro Chiamparino è serio: in tv infatti vederlo ridere è impossibile. Tuttavia non è questo il punto. Se domani ci mettessimo a distribuire banconote da cento euro in strada anche noi saremmo amati. Il problema è però chi paga i cento euro che regaliamo. Chiamparino è stato sindaco per dieci anni e i torinesi a quanto pare lo rimpiangono. Non lo rimpiangono però le casse comunali che sono in dissesto anche grazie al decennio da sindaco dell’attuale presidente della Compagnia di San Paolo. Piero Fassino già di suo non ha un’aria tanto allegra, ma da quando ha sostituito Chiamparino e visto i bilanci del Comune di Torino sembra perennemente di ritorno da un funerale. Tempo fa il sito online Linkiesta scrisse che il comune era tecnicamente fallito, con un debito record da 4,5 miliardi che solo la provvidenziale introduzione dell’Imu aveva consentito di tamponare. Chiamparino è stato sindaco dal 2001 al 2011 e quando non è stato più candidabile l’hanno premiato come presidente della Compagnia di San Paolo e ora lo vogliono alla guida della Regione. E poi dicono che l’Italia non va avanti. Il Paese sarà fermo, ma la carriera del Chiampa corre.   di Maurizio Belpietro Twitter: @BelpietroTweet maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it