Tutti gli errori dei giudici finiscono sul conto delle vittime

di Maurizio Belpietrodomenica 14 settembre 2014
Tutti gli errori dei giudici finiscono sul conto delle vittime
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Quanto vale la vita di un uomo? O meglio: quanto vale ogni giorno che gli viene sottratto per effetto della privazione della libertà ordinata da un giudice? Poco secondo una decisione della Corte d’Appello di Bari, che ha riconosciuto a Filippo Pappalardi, un uomo ingiustamente detenuto per cento giorni, una cifra di 235 euro quotidiani per il periodo trascorso in carcere e di 117 euro quotidiani per quelli passato ai domiciliari. In tutto fanno venti mila euro, cui vanno aggiunti 45 mila euro per i gravissimi danni morali e per quelli patiti sotto il profilo della salute, in quanto Filippo Pappalardi a causa dell’arresto soffrì di depressione e fu sospeso dal lavoro. La vicenda, se qualcuno non la ricorda, è quella dei due fratellini di Gravina di Puglia. Ciccio e Tore sparirono la sera del 5 giugno 2006 mentre giocavano in piazza. Figli di genitori separati, i due ragazzini avrebbero potuto essere vittima di una vendetta familiare pensarono gli investigatori. Troppo poveri per essere rapiti per soldi, troppo piccoli per essere vittime di un regolamento dei conti tra gruppi criminali. I sospettati numero uno dunque diventarono la mamma e il papà, i quali per di più erano l’una contro l’altro e viceversa. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi 11 settembre o acquista una copia digitale del quotidiano