Stagionali della politica. Chi sono? Ogni campagna elettorale conta sull'apporto umano di militanti e simpatizzanti di partito che, messi da parte gli impegni personali, dedicano il tempo libero alla "causa comune". Accanto a loro però c'è anche un piccolo esercito di precari, di disoccupati e di studenti che, attirato dall'idea di "alzare" qualche soldo con volantinaggi, presenziando ai gazebo o curando la parte mediatica, accetta impieghi con compensi minimi per orari di lavoro massacranti, senza alcuna tutela e molto lontani da quell'etica del lavoro a caratteri cubitali proposta dagli stessi candidati nei loro programmi. "Contratto? Mi prende in giro?", risponde ironica Anna, 24 anni, studentessa dell'Università di Perugia. Le abbiamo rivolto alcune domande e, in cambio dell'anonimato, Anna (è il nome che useremo nell'intervista) ha accettato di rispondere e illustrarci la sua condizione di sfruttata in Umbria. Da quanto tempo lavora in questo ufficio? "Da gennaio all'incirca". E che orario fa? "Lei ha senso dell'umorismo...". Non sono sarcastico. Non avete un orario di lavoro? "Qui non l'ha nessuno. Se hai voglia di fare alzare qualche euro, il candidato ti prende promettendoti un tot, 500 euro al mese se ti va bene. Tutto in nero chiaramente, così neanche puoi protestare se non ti paga". Ma, sul programma c'è scritto che il candidato si impegnerà per i ragazzi... "C'è scritto su ogni programma. Ormai la disoccupazione giovanile tira più dell'euroscetticismo o della guerra civile in Siria. Siamo qui sei giorni su sette e non oso immaginare cosa sarà tra qualche giorno (il 24 aprile inizierà la campagna elettorale, ndr). Sette su sette e con la stessa paga". Quali sono le vostre mansioni? "Ufficio stampa, segreteria, manovalanza: siamo in tre, sotto organico e si copre un po' tutto". Mi diceva che la sua condizione lavorativa è piuttosto comune e diffusa... "In una realtà di provincia le persone si conoscono o si finiscono per conoscere, soprattutto quando fai lo stesso lavoro. La minestra è sempre la stessa: una volta mancano i soldi, un'altra spese impreviste, un'altra ancora Tu non credi nella causa: scuse su scuse per giustificare uno stipendio che non arriva o che arriva dilazionato e per chiederti un impegno maggiore per il candidato". di Marco Petrelli twitter: @marco_petrelli