Eugenio Scalfari non ci sta. S’intigna, insiste, non si arrende. E ritorna su Papa Francesco, sul tema del peccato dopo aver sostenuto che il nuovo Pontefice aveva abolito il peccato, scatenando la reazione del Vaticano che sostanzialmente gli ha detto che con certe cose “non è a suo agio”. Ma il Fondatore proprio non accetta la critica. E nel suo solito editoriale-sermone domenicale (in cui parte dal Papa, per arrivare a Letta, Renzi, e Napolitano) spiega di non aver mai detto che il Papa ha abolito il peccato. “Un Papa cattolico non può abolire il peccato, può estendere a tutte le anime la misericordia divina fino all’ultima attimo di una vita di peccati gravi e ripetuti; ma in quell’attimo finale il peccatore si penta e sarà perdonato. Dunque il peccato c’è e richiede pentimento”. Contrordine, compagni. Scalfari non ha detto che Papa Francesco vuole abolire il peccato, ma ha solo detto che il peccatore che si pente può essere perdonato. Scalfari cita il Napoleone di Manzoni per parlare della misericordia divina che non abbandona l’uomo. “Il mio peccato di non avere fede – conclude il fondatore di Repubblica – dovrebbe essere punito ma a me non pare che Francesco pensi questo”. E poi conclude: “Forse i miei critici fanno qualche errore di ragionamento, ma neanche loro, di certo saranno puniti”.