(Adnkronos) - Negli anni del fascismo, per evitare assembramenti davanti al locale, si decise che i pedoni dovessero camminare lungo il Corso sul marciapiede di destra o di sinistra a seconda che si dirigessero a piazza del Popolo o a piazza Venezia. Il dipinto di Amerigo Bartoli 'Gli amici al caffe' (1930), esposto oggi alla Galleria nazionale d'arte moderna, e' una sorta di foto di gruppo in cui spiccano molti degli esponenti dell'ambiente culturale e artistico di allora: da Emilio Cecchi a Vincenzo Cardarelli, da Carlo Socrate ad Ardengo Soffici, da Mario Broglio a Roberto Longhi, oltre all'onnipresente cameriere Malatesta. La posizione strategica del caffe', vicino ai palazzi del potere (il Parlamento e Palazzo Chigi) e alle redazioni delle gazzette, ne fece il punto di incontro di deputati, ministri e giornalisti, tanto che una delle salette (la terza) fu definita da Orio Vergani il 'sancta sanctorum della letteratura, dell'arte e del giornalismo'. Vincenzo Cardarelli, una delle firme de 'La Ronda', ricordava cosi' questo salotto letterario: "Si entrava sovversivi e se ne usciva conservatori arrabbiati e nazionalisti, dannunziani e colonialisti".Anche Oscar Wilde fu uno dei suoi clienti. Nel 1900 il scrittore-dandy de 'Il ritratto di Dorian Grey' fu testimone di un incontro speciale."Mi trovavo davanti al Caffe' Nazionale -ricorda Wilde secondo quanto riportato nel libro 'Roma-Guida Letteraria'- e prendevo una granita di caffe', quando passo' il Re in carrozza. Io immediatamente mi sono alzato e gli ho rivolto un profondo inchino, col cappello in mano. Fu solo dopo il passaggio del Re che ricordai di essere papista e nerissimo!".