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Mario Giordano: se gli omosessuali invadono i palinsesti tv

di Andrea Tempestini domenica 18 ottobre 2015

2' di lettura

Pubblichiamo "Posta prioritaria", la rubrica in cui Mario Giordano risponde alla lettera di un lettore di Libero. Caro Giordano, non le sembra che il “macho” sia morto? Purtroppo non può dirsi altrettanto per il machismo, ma è lo stesso fenomeno per cui il timido fa lo spavaldo per mascherare la vera natura. Pare che l’ormai desueta virilità venga considerata “masculopatia”. E basta girare per i canali tv per riscontrare l’invasione di omosessuali. Oggi in Italia, per avere successo, bisogna essere gay o drogati. Moreno Sgarallino via mail Drogati non lo so, gay in effetti sì. Da tempo ci permettiamo di segnalare il fenomeno dei Gay Invaders, le storie omosessuali e transessuali che s’intrufolano in ogni fiction, in ogni reality, in ogni trasmissione tv. Oggi come oggi se un contenitore pomeridiano non ha almeno la testimonianza in diretta di un uomo che è diventato donna e si è sposato con una donna che è diventata uomo, non va nemmeno in onda. La teoria del gender impazza in tutte le scuole. Vietato dire che esistono azzurro e rosa, bambini e bambine: siamo tutti neutri. E vietato dire che le specie animali si moltiplicano dalla notte dei tempi accoppiando maschi e femmine. Ormai a scuola si insegna che i bebè li porta la Cicogna Provetta, magari scovandoli sotto il cavolo di un laboratorio. In Francia hanno appena proposto di mettere al bando le favole come Cappuccetto Rosso e Cenerentola perché sarebbero sessiste. A Napoli è stato iscritto nell’anagrafe comunale il primo bambino italiano che ha due mamme. Queste ultime, naturalmente, si sono subito concesse alle telecamere per dire quant’è bello che un piccolo cresca senza avere come riferimento una figura maschile. Una meraviglia, infatti: perché non ci abbiamo pensato prima? Anzi: perché non ci ha pensato direttamente la natura? Fino a poco tempo fa a tenere il punto c’era la Chiesa. Adesso anche lì si percepiscono sbandamenti pericolosi. «Chi sono io per giudicare?», si è chiesto il Papa. E così un pezzo della curia si è subito messa al lavoro per sancire la svolta gay friendly del Vaticano. Per portarsi avanti sono partiti gli outing dei cardinali omosessuali, poi quelli dei preti omosessuali, l’intera Santa Sede è stata fatta passare per una mini-succursale dell’Arcigay. Ora io non userei mai la parola “macho” e “machismo”, come fa lei, perché mi fanno schifo entrambe, e perché sono costituzionalmente inadatto a indossarle. Però, ecco, mi basterebbe che qualcuno provasse ancora a difendere la famiglia. Ha presente quella vecchia cosa: una mamma, un papà, i figli che nascono dal parto? Oggi si ha quasi paura a farlo. Ci si sente soli. E c’è subito qualcuno che ti accusa di omofobia... di Mario Giordano

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