Non è politicamente corretto inveire dando del “frocio”, del “negro” o della “puttana”. E ha ragione chi dice che non si fa. Ma se lo dite rivolgendovi a me, e magari mi apostrofate pure “muso giallo”, “rom”, “zoccola”, sono disposto a chiudere un occhio e passarci sopra. Ma sì, anche a perdonare. Dal 27 marzo scorso, quando ho visto la puntata di Otto e mezzo di Lilli Gruber non avrò tolleranza invece nei confronti di chi mi insulterà pesantemente dicendomi “sei come Gloria Origgi“. Perchè c’è un limite a tutto, e davanti a questo non sono disposto a mediazioni: querelo… Chi sia la Gruber lo sapete di sicuro. Forse qualcosa della Origgi può essere sfuggito, ma si fa in fretta: è una blogger del Fatto Quotidiano che ogni tanto- ma non tutti i mesi- scrive un post. Ed è pure ricercatrice di filosofia in autorevoli istituti francesi. Le due erano ai lati opposti del tavolo su La7 lo scorso 27 marzo, che aveva come ospiti anche Claudio Sabelli Fioretti e Vittorio Sgarbi. Si parlava della tragedia dell’aereo della Germanwings, e qualcuno ha citato i dubbi delle prime ore sulla nazionalità dei piloti. Dubbi per altro legittimi, perchè nessuno ne aveva rivelato l’identità e purtroppo in questi anni le cronache sono state riempite da terroristi arabi islamici kamikaze. La Gruber e la Origgi hanno mostrato disappunto, come se quell’ipotesi invece di essere tristemente realistica fosse frutto di pregiudizio e razzismo. Sabelli Fioretti ha reagito, raccontando la stupidità del politically correct e osservando: “E’ meglio dare del negro a qualcuno e trattarlo bene che chiamarlo nero e trattarlo male…”. Apriti cielo! Si è inalberata subito la riceratrice-blogger, che al culmine del suo scandalo ha apostrofato Sabelli Fioretti con quello che evidentemente le sembrava un insulto: “allora lei è cattolico!”, è infatti esplosa la signora al culmine dello scandalo. E siccome l’insulto non le sembrava abbastanza forte, ha aggiunto: “Se mi avesse detto che è di Comunione e Liberazione ci avrei creduto…”. Ecco se la ricercatrice emigrata in Francia avesse detto “lei è rom!”, o “lei è frocio”, possiamo essere certi che Lilli sarebbe insorta furibonda togliendo la parola in nome del politically correct. Invece quando la sua ospite oscillava fra insulto e derisione nei confronti di chi ha una fede, offendendo milioni di italiani e oltre un miliardo di abitanti della terra, al massimo è scoppiata una risatina. Quando all’insulto generico è seguito quello particolare “sei di Comunione e Liberazione”, i sorrisini sono divenuti sorrisoni, quasi una ola da parte della conduttrice, capovolgendo antropologicamente quel che è avvenuto in mille altre occasioni. Quel che è avvenuto in quello studio è lezione di vita: diffidare sempre dei maestrini delle buone maniere e del politically correct. Perchè dicono “politically”, ma in realtà traducono in “ideologicamente corretto”, e naturalmente si riferiscono al loro pensiero, alla loro ideologia, unica accettata nei salotti dell’intellighentia e quindi unica ad essere corretta. Perchè usano (la Origgi) e lasciano usare (la Gruber) i termini “cattolico” o “di Comunione e Liberazione” a mò di insulto? Perchè sono cresciute e poi sono state protagoniste di un mondo che considera la fede un handicap, una malattia della ragione, una indegnità intellettuale, una debolezza dell’uomo. Questo atteggiamento è la forma solo apparentemente più raffinata del razzismo. Ma è razzismo, vero e proprio, forse il più odioso. Ed è curioso che affiori sulle labbra di personaggi che spesso non perdono occasione per mostrare ammirazione nei confronti delle parole e dei gesti di papa Francesco. Tanta ammirazione da perdonargli perfino quel peccato originale: essere cattolico… La signora Origgi nutre questi sentimenti razzisti nei confronti dei cattolici? Pace. Che la Gruber abbia lasciato correre, tollerato e inevitabilmente coperto, un po’ mi sorprende. Non la conosco davvero, ma nella mia piccola esperienza è sempre stata collega affabile e gentile, spesso attenta alle sensibilità altrui. Stupisce che non abbia colto la potenza offensiva di quelle parole in studio, e che nelle puntate successive, avendo compreso la latitanza della sua conduzione quella sera, non vi abbia messo riparo chiedendo scusa a tanti uomini e donne di fede. C’è ancora tempo per farlo, e sinceramente spero che un’occasione così non venga buttata via… Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis