Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti appalude al varo del disegno di legge per la riforma del Senato. E' cauto, ovviamente. "Non mi faccio illusioni sul fatto che vada in porto. Perché diventi legge servono due passaggi al Senato e due alla Camera con maggioranze qualificate. Di fatto, salvo miracoli, una missione impossibile". Sallusti esprime tutta la sua gioia dunque per le intenzioni del premier ma soprattutto per aver mandato a quel Paese i tromboni "che da nanni infestano e paralizzano la nostra Repubblica". Il direttore fa i nomi e i cognomi: intellettuali e tecnici che si sono messi di traverso. Primo tra tutti il presidente del Senato Pietro Grasso, a Gustavo Zagrebelsky fino a Gad Lerner. Da Mario Monti "l'enonomista che ha trascinato l'Italia nella palude delle tasse e della recessione" a Stefano Rodotà, "comunista accademico del tutto tanto caro agli ultrà grillini". Abolire il Senato elettivo, il bicameralismo e le province - scrive Sallusti - è un colpo troppo duro per chi ha fatto dello Stato controllore e invadente la stella polare".