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Lavoro, il ministro Poletti ai disoccupati: "La mia riforma non so se funziona"

di Giulio Bucchi domenica 20 aprile 2014

3' di lettura

«Intanto partiamo... poi se ci saranno dei problemi vedremo». Il ministro del Lavoro Poletti è un entusiasta e forse anche un po’ azzardato quando si lancia in nuovi progetti (come il Garanzia Giovani), dove ci sono di mezzo i miliardi dell’Unione europea e soprattutto milioni di persone che sperano di trovare un lavoro: «Non so se funzionerà», ha messo le mani avanti, salvo subito dopo ammettere che «avremo tanti problemi, ma intanto partiamo e poi ci adegueremo in corso d’opera per un progetto che parla ad un milione di italiani». Poletti - e come lui schiere di uomini politici e di economisti - sa bene che il nodo centrale di questa crisi è il lavoro. Con le promesse ha gioco facile, forse pecca un po’ nell’attuazione pratica: «Il governo», anticipa, «sta lavorando affinché il 2014 sia l’anno della svolta nella lotta alla disoccupazione e quello in cui saranno più le persone che troveranno lavoro che quelle che lo perderanno». Parlando a Maserada sul Piave,nel trevigiano, il ministro si è detto certo che si sia arrivati «alla coda di una crisi. Adesso dobbiamo immaginare quale prospettiva possiamo promuovere per cambiare questi numeri. È una situazione sulla quale si scaricheranno i problemi occupazionali delle imprese. Noi abbiamo persone in cassa integrazione, attaccate ad imprese teoricamente ancora vive, ma sostanzialmente già morte. Ma ci stiamo adoperando perché il 2014 sia l’anno che inverte questo trend». Quello che Poletti dovrebbe dire è che nel frattempo ci sono centinaia di migliaia di lavoratori che non incassano da 6, 7 mesi neppure l’assegno di Cig in deroga. Certo “permane il diritto”, ma tra crisi di governo e entrata in servizio del nuovo esecutivo manca sempre all’appello 1 miliardo. Senza questi soldi le Regioni non erogano né potranno erogare gli assegni, i lavoratori resteranno agganciati alle imprese e si comincia a temere per l’ordine pubblico. Sempre che il temporeggiamento nel reperimento dei fondi non serva solo a sganciare definitivamente i lavoratori dalle imprese chiuse e costringerli quindi ad accettare un lavoro, qualunque e dovunque sia. Poletti lo va ripetendo da quando si è insediato: «Non possiamo continuare a immaginare che le politiche del lavoro siano quelle dei sussidi e del sostegno al reddito». Però, forse, prima di smontare un sistema come la Cig - soluzione che potrebbe creare problemi - sarebbe il caso di pensarci bene. Il caso Fornero con il caos esodati ancora non risolto (ieri davanti Montecitorio hanno di nuovo protestato coloro che sono stati lasciati appesi da oltre 2 anni) dovrebbe aver insegnato qualcosa. Dovrebbe... Si discute, e tanto, di riforma degli ammortizzatori sociali, ma la discussione lascia in balia solo del welfare familiare chi è incappato in un licenziamento, un prepensionamento, una Cig (più o meno in deroga). Ma la discussione continua. È «l’occasione per riflettere», ha spiegato Poletti circa l’attuazionedel salario minimo, su come sia «cambiato il mondo del lavoro». E «il tema del salario minimo è la chiave per questa discussione». Discutetene pure, però magari prima pagate i 700, 800 euro a chi è stato espulso o congelato dall’impresa. E trovate 1 miliardo. di Antonio Castro

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