Cretini senza divisa

di Maurizio Belpietrodomenica 20 aprile 2014
Cretini senza divisa
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Come al solito, nel fine settimana Roma è stata messa a ferro e fuoco. E come al solito, invece di prendersela con chi ha distrutto e sporcato tutto ciò che ha incontrato sul suo cammino, i giornali se la prendono con chi ha tentato di impedire tutto ciò. Il colpevole numero uno è un poliziotto che nella confusione ha fermato una ragazza, mettendole uno scarpone sulla schiena per costringerla a rimanere sdraiata a terra. Ma non si fa, benedetto questurino. Le ragazze, anche quelle che partecipano alle manifestazioni che finiscono con la violenza, non si toccano neppure con un fiore, men che meno con le manette. E questo è un comportamento che dopo i fatti di Genova nessun rappresentante delle forze dell'ordine dovrebbe mai dimenticare. Soprattutto non ci si fa fotografare, perché basta un click come quello scattato sabato nella capitale, per ribaltare il senso delle cose e trasformare in mammoletta chi va in piazza per spaccare le vetrine o la testa agli uomini che indossano una divisa. Come volevasi dimostrare, l'agente con gli scarponi chiodati è assurto a simbolo del braccio violento della legge, e i bravi ragazzi con il passamontagna sono stati trasformati dai giornali in studenti in vacanza premio nella città eterna. Il ministro dell'Interno è stato costretto ad annunciare che contro il pedestre tutore dell'ordine saranno presi provvedimenti. Il capo della polizia ha definito il sottoposto «un cretino» e c'è da giurare che finirà trasferito nel più lontano commissariato di periferia. La fotografia del celerino in piedi che costringe la giovane a terra manco fosse una preda appena conquistata ha ovviamente fatto il giro dei siti web, i quali in coro hanno deplorato l'episodio come esempio di sessismo, machismo, fascismo eccetera eccetera. Tutti i siti tranne uno. «Dagospia» ha infatti deciso di sottrarsi alla celebrazione del solito luogo comunismo, pubblicando in esclusiva una sequenza fotografica in cui si vede un giovane che abbraccia la ragazza calpestata. Ma lo stesso individuo poco prima era ritratto tra le fila di chi partecipava agli scontri dei blu-block. Altro che pacifisti, macché non violenti. Insomma, l'episodio che ha scandalizzato i media è avvenuto nel contesto svelato da «Dagospia», ossia nella confusione generale scatenata da una banda di devastatori di professione, che ha come solo scopo il disordine e il caos. Rompere, spaccare tutto, fare più danni possibili. Queste sono le parole d'ordine dei bravi ragazzi. I quali, pur di raggiungere l'obiettivo, sono pronti anche alla trasferta, come si è visto con il tipo che si è fatto esplodere un botto tra le mani, rimettendoci le falangi. La verità è che contro questi professionisti ci vorrebbe la mano dura e invece il rigore lo si applica a persone che al servizio dello Stato vengono massacrate per 1.200 euro al mese. I poliziotti sono mandati in prima linea a prendere gli sputi quando va bene e i sanpietrini e le molotov quando va male. Loro se sbagliano pagano di tasca propria, anche l'avvocato. I giovanotti che distruggono la città invece il legale ce l'hanno gratis, anzi se lo portano al seguito, pronti a usarlo appena un poliziotto si avvicina. Il risultato è ciò che avete visto. Una capitale che si arrende ai barbari e si lascia violentare, simbolo perfetto dell'impotenza di uno Stato e della mancanza di dignità di un Paese. Tempo fa il sindaco di Roma Gianni Alemanno propose di vietare la capitale ai cortei, mentre il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato suggerì di far pagare gli eventuali danni provocati durante le manifestazioni a chi quelle manifestazioni le aveva organizzate. Apriti o cielo. Non sia mai che una democrazia impedisca di sfilare. Vietare il dissenso è roba da Paese sudamericano. E allora teniamoci anche i sudamericani che vengono qui a tirar le molotov. E, come succede, in galera mandiamoci i poliziotti. Così sembreremo sempre di più una repubblica delle banane, dove invece dell'ordine regna sovrano il disordine. di Maurizio Belpietro maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it Twitter: @BelpietroTweet