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Mentana sullo sciopero della Rai: "I sacrifici devono farli tutti"

di simone cerroni sabato 31 maggio 2014

2' di lettura

Mercoledì 11 giugno l'unica cosa che rischia di andare in onda sui Canali Rai è uno scipero contro il governo, contro il prelievo di 150 milioni di euro, contro Matteo Renzi e la sua scelta del taglio al bilancio di viale Mazzini per la spending review. Il corteo vedra schierate 7 sigle sindacali, guidate da Camusso (Cgil), Angeletti (Uil) e Bonanni (Cisl) in prima fila, e giornalisti sul piede di guerra. Nella giornata i servizi Rai saranno ridotti all'osso: pochi minuti di telegiornale, nessun programma in diretta e repliche come se non ci fosse un domani. Insomma una tv quasi spenta. Era lo scorso 13 maggio quando il Premier aveva affermato a Ballarò, salotto politico di Rai due, l'intento del taglio affermando che "tutti devono partecipare ai tagli in atto dal governo". Sulla stessa linea è intervenuto ieri sera Enrico Mentana dal suo Bersaglio Mobile, che ha sottolineato come "I sacrifici li devono fare tutti. Perchè la Rai no?". La sviolinata - D'altronde la sua visione politica è ormai esplicita dopo la sviolinata della notte elettorale del 25 maggio al tg La7. Li aveva affermato come "la presa del potere di Matteo Renzi è da trattato", da manuale. "L'8 dicembre diventa segretario del Pd, si fa una segreteria ad personam, e con queste due mosse", ha concretizzato un "caso di scuola incredibile", "lui è un visitors". Un taglio da 200 milioni - Intanto Luigi Gubitosi, direttore Generale della Rai, ieri, 30 maggio, in commissione di Vigilanza Rai, ha lanciato un allarme chiaro, con un destinatario altrettanto chiaro. Se il decreto Irpef dovesse rimanere così, cioè con il taglio di 150 milioni per Viale Mazzini, la Rai sarebbe costretta a licenziare. Inoltre, la situazione si aggrava, perchè il taglio potrebbe divenire di 200 milioni. Come riporta il Fatto quotidiano, "ai 150 milioni che Palazzo Chigi riutilizzerebbe per le coperture agli 80 euro in busta paga, ci sono 22 milioni in meno per il mancato adeguamento del canone all'inflazione (c'era Enrico Letta) e i 23 milioni di maggiore evasione per l'anno 2014. Totale 200 milioni". Ma non è tutto "ci sono 50-70 milioni per la riduzione ai costi operativi per le partecipate statali".  

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