Martina Sassoli: "Ci vuole più concretezza. Premiamo chi ha consenso"

di Nicoletta Orlandi Postisabato 31 maggio 2014
Martina Sassoli: "Ci vuole più concretezza. Premiamo chi ha consenso"
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A 19 anni è stata eletta, consigliere di zona più giovane, in una circoscrizione di Monza; a 24 assessore in Comune e a 30 assessore della Provincia Monza-Brianza. È il cursus honorum di una predestinata il cammino politico di Martina Sassoli, 31 anni, esponente della nuova generazione di Forza Italia. La futura classe dirigente di Fi si seleziona sul territorio, coinvolgendo giovani amministratori? «Non penso sia solo una questione anagrafica: i cosiddetti giovani di Fi hanno 30-35 anni e, a quell'età, avrebbero già le carte in regola per far parte dell’organico del partito. Si riparte piuttosto dai voti, dal consenso, cioè dal legame che ciascuno degli esponenti di Fi ha stabilito con il territorio». Cosa fare per recuperare consenso e credibilità? «Credibilità è non raccontare agli elettori di avere la bacchetta magica; ma, allo stesso tempo, essere concreti e portare a casa dei risultati: questo è quello che vuole il nostro elettorato. Soprattutto quello che non è andato a votare». Lei quali battaglie sta portando avanti? «In primis, la lotta agli sprechi attraverso l’efficientamento dei servizi pubblici: la dismissione delle società pubbliche in perdita e la responsabilità dei manager sulle performance dovrebbero essere le nostre battaglie principali. Proposte simili nascono dall'esperienza e dal contatto costante con le persone, stanche di strapagare per uno Stato inefficiente». Suggerisce di farsi le ossa come sindaco e consigliere prima di approdare a cariche nazionali? «Se sei parlamentare devi essere rappresentativo degli interessi del tuo territorio. Per misurare questo legame occorrono nuovi strumenti di partecipazione: in primo luogo le parlamentarie. Sarebbero il segnale di un partito che non ha paura di confrontarsi col proprio elettorato. Poi ci vorrebbero primarie territoriali, per definire guide locali, da cui poi far emergere i riferimenti di leadership nazionali». di Gianluca Veneziani