Per Giorgio Silli, 36 anni, ex assessore al comune di Prato e responsabile immigrazione di Forza Italia, «bisogna ricostruire i partiti dal livello locale». Perché siete andati così male alle amministrative? «Basta confrontare il numero delle preferenze rispetto ai voti di lista, nel Pd il rapporto è del 50%, in Fi è del 10%. A livello locale i partiti di centrodestra non esistono più, sono debolissimi: a Prato io da solo ho preso più preferenze di tutto il Ncd con i suoi 32 candidati». E a livello nazionale? «Bisogna ricomporre le fratture e ricostruire una strada comune, magari attraverso le primarie di coalizione proposte dal presidente Berlusconi. E poi bisogna riorganizzare il partito con dei dipartimenti e dei responsabili per ogni argomento. Da poco sono responsabile dell’immigrazione, ma prima ero assessore della capitale europea dell’immigrazione e non avevo un responsabile di partito sopra di me». E sui temi? «Dobbiamo ritrovare la nostra identità. Prima dettavamo l’agenda politica, oggi rincorriamo un po’ la Lega sull’immigrazione, un po’ il Pd sulle riforme. Dobbiamo parlare di tasse, partite Iva, imprenditoria, libertà d’impresa e produzione di ricchezza. Non dobbiamo farci scippare questi argomenti da quella sinistra che parlava solo di scuola e cultura». A livello locale si è sentito l’effetto-Renzi? «Certo, Renzi parla di tricolore, economia e lavoro, i nostri argomenti. È più abile del mago Otelma, riesce a fare l’equilibrista, ad essere di sinistra con argomenti di centrodestra. Ma a un certo punto ci si accorgerà che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca». È il momento peggiore del centrodestra? «Io e Alessandro Cattaneo, due anni a Pavia iniziammo a porre questi problemi e a proporre soluzioni. Allora attirammo le critiche del partito, ma adesso Berlusconi con l’incarico a Cattaneo di cercare nuovi volti ha dato un segnale». di Luciano Capone