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Un'altra vittima dell'illegalità legalizzata

di Maurizio Belpietro domenica 7 settembre 2014

2' di lettura

Ricevere una pistolettata non è mai bello, soprattutto se si hanno 17 anni e tutta una vita davanti. Se poi il colpo è partito per sbaglio dalla pistola di un carabiniere la faccenda è ancora più brutta. Comprendiamo dunque la rabbia dei famigliari di Davide Bifolco, il ragazzo ucciso l'altra notte a Napoli: vedere il proprio figlio morire sul selciato con un proiettile in corpo può spingere chiunque a lasciarsi sfuggire qualche parola di troppo e anche a parlare di omicidio. Tuttavia, mentre comprendiamo la mamma del giovane e anche i fratelli, si fa invece fatica a capire chi protesta e assalta le auto della polizia. Così come addirittura risultano incomprensibili le reazioni politiche che puntano a mettere sul banco degli imputati le forze dell’ordine, quasi che Davide sia stato vittima del braccio violento della legge e non sia morto per aver cercato di forzare un posto di blocco. Che il ragazzo ucciso sia una vittima è fuor di dubbio, ma più che dei carabinieri lo è della cultura dell’illegalità che nel capoluogo campano è stata eletta a sistema. Certo i militi dovrebbero maneggiare meglio le armi che impugnano, evitando che un proiettile parta all'improvviso e faccia secco un giovane disarmato. Però non si può nascondere che il ragazzo guidava una motoretta senza casco né patentino né assicurazione, in compagnia di un amico con precedenti penali per reati contro il patrimonio e di un latitante. Ma soprattutto che all’alt della pattuglia di carabinieri invece di fermarsi come avrebbe dovuto fare per rispetto della legge ha tirato diritto, cercando di fuggire. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola sabato 6 settembre o acquista una copia digitale del quotidiano

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