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Peter Greenaway: "La vera arte? E' soltanto sesso"

di Lucia Esposito domenica 6 luglio 2014

3' di lettura

A lezione di cinema da Peter Greenaway. Il regista - pittore di formazione, ma anche scrittore, cultore di musica e artefice di installazioni multimediali - era sabato al Mu- SA, il museo virtuale dell’architettura e della scultura di Pietrasanta, ospite della rassegna Scolpire il tempo curata da Alessandro Romanini.  Il sesso e la morte, la pittura e la scrittura, il cibo e il corpo, la paura del volo, i misteri dell'esistenza umana. Greenaway non si arresta di fronte a nessun argomento. «Ci sono solo due cose basilari nella vita », dice. «Riguardano sia me che lei. Lei è stato concepito, due persone hanno fatto sesso. E sono molto spiacente, ma anche lei morirà. Tutto il resto è relativo».  E in effetti, tutto il suo cinema parla di sesso e di morte. In vari modi. Da I misteri del giardino di Compton House, in cui un pittore scopriva, dipingendo delle vedute campestri, i particolari di un omicidio - senza capire che la vittima era lui - fino a Il ventre dell’architetto, interamente a Roma, in cui un architetto scopriva di avere un cancro, mentre Roma era un delirio di sesso e disfacimento al cui confronto il film di Sorrentino La grande bellezza è roba elegiaca.  E poi tutto il resto: il suo cinema che oscilla tra il sesso e la morte. «Di che cos’altro dovremmo parlare?", dice. «La religione, ogni religione, tratta della morte. E l’arte tratta della vita. La religione è qui a dirci: hey, non ti preoccupare. C’è una vita oltre la vita. La cultura rappresenta l’opposto di tutto ciò - il sesso. E la vita, qui sulla terra».  È pieno di energia, vibra di curiosità per ogni cosa. Vive assieme a una vigorosa regista di teatro, Saskia, e con i loro due bambini. Parla come un tour guidato al museo: rolla le r, scandisce le t, scava grandi spazi vuoti tra ogni sillaba. Dalla Ronda di notte, il famoso quadro di Rembrandt, ha tratto uno dei suoi ultimi film, Nightwatching, un film che investiga i misteri del quadro stesso. E quelli dell’artista. Che spesso viene filmato nudo. Un film sul corpo, sulla pittura, sul sesso, sullamorte, sulla congiura. «Rembrandt è stato il primo regista della storia, il suo quadro La ronda di notte è stato il primo film. E certo, se Rembrandt fosse vissuto ora avrebbe usato il 3D. Sarebbe post-post-post James Cameron. Ogni artista degno di questo nome usa la tecnologia del suo tempo, e chi non lo fa diviene immediatamente un fossile».   E anche il cinema, secondo lui, è già divenuto un fossile. «È un medium quasi morto.Harry Potter e Il signore degli anelli sono poco più che libri illustrati. Non sono cinema. Sono illustrazioni. Il vero cinema del futuro deve sbarazzarsi della cornice del quadro, del rettangolo dello schermo. E anche del buio: l’uomo non è un animale notturno ». Dice di essere felice in Olanda, dove vive.«Gli olandesi sono un popolo libero. Da tempo si sono resi capaci di parlare di omosessualità, aborto ed eutanasia a colazione. Altrove, le persone si girano dall'altra parte, imbarazzate». Riguardo alla morte, dice: «Non sai mai quando accadrà. Ma io penso che sia una maledizione. Penso che se sapessimo quando è, faremmo un uso molto migliore della nostra vita».  Di sé dice: «Ho avuto una vita fantastica, sto ancora apprezzandola, e sono un uomo estremamente felice, ma sono realistico: ci dovrà essere una fine. Sono darwiniano.Tutto ciò che penso è che siamo qui per fare l’amore e per procreare. E siamo focalizzati tutti su questo. Tutta la letteratura, tutta l’arte». Luca Vinci

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