Matrimonio a Venezia in pompa magna. In confronto la Mostra del cinema è il festival della sobrietà. George Clooney ama le cose in grande e le nozze con la sua Amal non potevano passare inosservate. Una parata di vip: da Matt Damon a Cindy Crawford con il marito Rande Gerber e a Bono degli U2 con la moglie. Sandra Bullock, Angelina Jolie e Brad Pitt (attesissimi) non sono ancora arrivati. Cento ospiti in gondola, il 70 per cento da parte della sposa. Tre giorni di festeggiamenti in una laguna super blindata (sicurezza ai massimi livelli) neanche fosse il G8. Oltre ai 400 tra gorilla e body guard, per gestire le nozze dell’anno, il Comune ha emesso addirittura un’ordinanza per interdire lunedì mattina il passaggio, sia via terra sia sull’acqua, davanti al palazzo municipale, dove si celebrerà il matrimonio. Ma a sorpresa la coppia ha pronunciato il sì ieri sera all’hotel Aman di Palazzo Papadopoli in un’atmosfera da mille e una notte sulle note di When I fall in love di Nat King Cole. A consegnare il bel George (in smoking dell’amico Giorgio Armani) tra le braccia del potente avvocato Amal Ramzi Alamuddin (36 anni) è stato l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha conosciuto Clooney nel 2007. La sposa per la cerimonia ha scelto un vestito Alexander McQueen, firmato da Sarah Burton, la stilista quarantenne che ha creato anche l’abito nuziale di Kate Middleton. E il banchetto sarà pagato dal signor Alamuddin (anche a lui piace lo sfarzo, a quanto pare). Questo e anche di più, penserà il papà di Amal, per la sua splendida figlia nata a Beirut, che ha studiato a Oxford diventando uno dei cento legali più potenti del pianeta e consigliere dell’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan, in prima linea nelle cause umanitarie. È la moglie perfetta, elegante, lunga chioma corvina, sorriso discreto, da sfoggiare sul red carpet e alla Casa Bianca. In molti scommettono sul futuro di Clooney in politica, magari come governatore della California. Intanto Amal si è già portata avanti: ieri mattina si è presentata in laguna in perfetto stile Jacqueline Kennedy con abito anni ’50 (longuette a intarsi bianco-neri), grandi occhiali scuri e in mano una cappelliera bianca con la scritta “Venezia”. Sul taxi dal nome beneaugurante “Amore”, mentre percorreva il Canal Grande, passando sotto il Ponte di Rialto, sorridente sfoggiava il sontuoso diamante di fidanzamento donatole dal regista-testimonial di «no Martini, no party», mentre rispondeva ai saluti di turisti e veneziani che si sbracciavano dalla riva. Ad accogliere la futura sposina a palazzo Papadopoli - diventato l’Aman resort, hotel extralusso, dotato di 24 camere - rose bianche a go go by Munaretto, noto fiorista del Lido. L’albergo, l’unico a sette stelle in città, ospita l’avvocato con la famiglia. Ma tutto si svolge con coperture antipaparazzo perché l’esclusiva fotografica sembra sia stata venduta a Vogue America in cambio di un assegno per la fondazione benefica di Clooney. Non a caso la direttirce Anna Wintour è stata tra i primi ad arrivare a Venezia. Gli addetti ai lavori, camerieri e tassisti sono stati magistralmente addestrati: ripetono meccanicamente «non so», «non posso parlare». Anche tutti gli invitati sono vincolati da clausole di riservatezza con multe da 5 milioni di dollari. E obbligati ad abbandonare gli smartphone. Amal avrebbe preparato il piano strategico per incastrare lo scapolo d’oro il primo agosto, dopo l’incontro tra le rispettive consuocere, avvenuto a Villa Oleandra sul lago di Como. E mentre qualcuno si chiede se Andrea Bocelli canterà alla cerimonia di domani, dove avverrà la registrazione ufficiale del matrimonio, tutti si domandano se Brad e Angelina faranno in tempo ad arrivare. Staremo a vedere. di Daniela Mastromattei
